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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 12 aprile 2017

Moebius - Gustavo Mosquera

La recensione di oggi è dedicata a un film argentino del 1996… che peraltro dato il bassissimo budget sembra un film ben più vecchio, più o meno degli anni “80: parlo di Moebius.

Bassissimo budget, dicevo, e la perenne sensazione che sia un film fatto in casa, per così dire.

Ecco in sintesi la trama di Moebius: nella metropolitana di Buenos Aires sta succedendo un mistero: non solo alcuni semafori diventano rossi o verdi di testa loro, in contrasto con gli orari di traffico previsto, ma un intero convoglio è scomparso… passeggeri compresi.
Come se non bastasse, di tale convoglio ogni tanto si sente il rumore e la vibrazione, proprio come se stesse continuando a viaggiare nel circuito della metropolitana, ma senza essere guidato o visto.
Un mistero che porterà il direttore della metropolitana a chiedere assistenza: finirà per occuparsene il giovane topologo Daniel Pratt, il quale, dopo aver analizzato la questione (non molto dopo, in realtà: il ragazzo a quanto pare è svelto), formula un’ipotesi più inverosimile che strana, che non a caso viene rigettata dai suoi referenti.
Egli però insiste nelle sue indagini, e alla fine svela il mistero della metropolitana, scoprendo che in esso era invischiato il suo vecchio professore di topologia, Hugo Mistein.

Veniamo ora al commento del film: va bene avere pochi soldi e mezzi a disposizione, però questo non è un buon motivo per mettere su un film che in buona parte è noioso e poco efficace. 
Praticamente siamo nella fantascienza mistica, anche se la cosa viene affrontata in modo assolutamente naif.

La mia valutazione di Moebius è complessivamente negativa. Non bastano in tal senso quegli unici tre minuti di film con un qualche valore, durante i quali vengono enunciati alcuni principi esistenziali interessanti. In tali tre minuti, tuttavia, vi sono contenuti bastevoli per l’intero film: forse da soli valgono la visione, ma la valutazione di un film deve comprenderlo per intero, e per questo è negativa.

Tornando ai minuti in questione, riassumo la scena per dare l’idea gurdjieffiana della situazione (chi non ha visto il film e vuole vederlo forse farebbe meglio a smettere di leggere): c’è un vagone fantasma che viaggia all’interno di un sistema di tunnel a forma di infinito, nel quale cui vi sono delle persone che sembrano come addormentate, mezze sonnambule, sveglie ma non sveglie.
Gli unici svegli sono il professore che ha capito com’è la questione e il suo ex studente che lo raggiunge studiando il suo lavoro (i due rappresentano rispettivamente il maestro spirituale e l’allievo).
Il professore, quello sveglio che sa cosa sta succedendo, definisce così gli avventori mezzo addormentati: “Loro non potranno mai svegliarsi prima di essersi resi conto che si sono addormentati”.

Dice anche che: "L'uomo ha inventato un'infinità di macchine, ma dimentica che egli stesso è una macchina molto più complicata di tutte quelle che ha inventato".

E che: "Non ci sono mai stati limiti. L'uomo non conosce i suoi limiti, né le sue possibilità. Non sa nemmeno fino a che punto non si conosce."

E ancora: "Siamo talmente occupati a cercare valori esteriori che non ci rendiamo conto di ciò che realmente ha valore".

E ancora: "Viviamo in un mondo in cui nessuno più ascolta".

E ancora: "Di cosa hai paura? Le vertigini? È normale: nessuno può trovarsi di fronte all'infinito senza provare le vertigini. Nessuno può sperimentarlo senza sentirsi profondamente disorientato".

E ancora: "Tutto questo non deve andare perduto: né gli uomini né il tempo spariscono senza lasciare traccia".

Nel film vengono dette altre frasi interessanti, a riprova dei contenuti esistenziali della pellicola.

"Ad ogni cambio di treno stiamo cambiando stiamo cambiando definitivamente il nostro destino".

"E questo a che serve?"
"Non lo so, mi hanno detto che potenzia la percezione."

Aggiungo inoltre che il giovane topologo cerca di spiegare la situazione ad alcuni signoroni, ognuno col suo titolone sociale di dottore, ingegnere, impresario, direttore, etc, ma nessuno capisce, e anzi rispondono ridicolizzandolo. Ciò è una chiara metafora: è proprio chi pensa di sapere già a precludersi la vera conoscenza. Il professore commenta questo fatto dicendo al suo ex allievo che gli altri non comprendono perché non hanno voglia di ascoltare.

Altra aggiunta: la storia è ambientata nella metropolitana, ossia sotto terra, ossia, simbolicamente parlando, nell'intimo e nel profondo dell'essere umano.

A parte questi pochi minuti di matrice Quarta Via, effettivamente molto emblematici, non c'è null'altro di meritevole in Moebius: se essi siano sufficienti per l’intera visione del film decidetelo voi. Di mio, posso dirvi che, se siete fortemente interessati agli argomenti evidenziati, il gioco vale la candela... altrimenti decisamente no.

Fosco Del Nero



Titolo: Moebius (Moebius).
Genere: fantastico, surreale.
Regista: Gustavo Mosquera.
Attori: Guillermo Angelelli, Roberto Carnaghi, Annabella Levy, Jorge Petraglia, Miguel Ángel Paludi, Fernando Llosa.
Anno: 1996.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

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