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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 15 agosto 2018

La storia della principessa splendente - Isao Takahata

In questo periodo sto facendo incetta di film d’animazione, di ogni provenienza: Giappone, Usa, Europa.
Il protagonista della recensione di oggi è La storia della principessa splendente, girato da Isao Takahata nel 2013.

Isao Takahata, per i meno appassionati del genere, significa oltre che Giappone anche Studio Ghibli, di cui è stato socio fondatore insieme ad Hayao Miyazaki, con l’uno che è spesso regista e l’altro produttore e viceversa.
Se Miyazaki si è fatto notare come il regista dei film d’animazione più belli al mondo (basta citarne un paio a caso senza nemmeno impegnarsi troppo: Principessa MononokeLa città incantataNausicaa della Valle del vento), Takahata si è distinto anch’egli in fase di regia, producendo opere, per quanto assai diverse da quelle del suo collega, comunque a loro modo interessanti.

Di lui, per esempio, ho già recensito il simpaticissimo e ispiratissimo Pom Poko, e i meno brillanti Pioggia di ricordiLa grande avventura di Hols (e non c'è ancora recensito c'è il valido Una tomba per le lucciole).
Diciamo che tra Miyazaki e Takahata a livello di regia non c’è paragone… ma anche il secondo ha buoni elementi dalla sua parte.

Come questo stesso La storia della principessa splendente, film d’animazione d’altri tempi, in ogni senso.

È d’altri tempi perché ci parla del Giappone di qualche secolo fa, ed è d’altri tempi perché, nell’epoca della computer grafica, ci porta una storia completamente disegnata a mano (come peraltro tutti i film dello Studio Ghibli, a parte qualche dettaglio) e in uno stile assai fumettoso.
Gli sfondi sono praticamente acquerelli, mentre le animazioni risultano semplici e grezze, ma non per questo spiacevoli.
È proprio una scelta di stile, la quale praticamente bissa il precedente film di Takahata, ossia I miei vicini Yamada, del 1999, che però non ho ancora visto (rimedierò quanto prima).

Quanto a La storia della principessa splendente, il film prende le mosse da un racconto popolare giapponese, Taketori monogatari (Il racconto di un tagliabambù) e in grande sintesi propone quanto segue: un giorno un anziano tagliatore di bambù, che vive con la moglie in una foresta, trova all’interno di un fusto di bambù una minuscola creatura la quale brilla di una luce propria. La porta alla moglie per fargliela vedere, e d’improvviso la creatura diviene un neonato, che i due decidono di allevare.
C’è subito un miracolo: l’anziana donna inizia a produrre latte dal suo seno. Seguono poi altri miracoli, con la piccola che cresce a un ritmo vertiginoso, letteralmente superando i vari bambini della zona, con cui gioca volentieri tra campi e alberi.
Un altro giorno, il tagliatore di bambù trova un enorme quantità di pepite d’oro, sempre all’interno di fusti di bambù, e capisce che il cielo desidera che la bambina, nel mentre chiamata Principessa, venga allevata nel lusso: compra quindi una lussuosa residenza in città e predispone per la giovane, ormai adolescente, e poi rapidamente ragazza e giovane donna, un futuro luminoso… tanto che la sua figura viene notata dai migliori scapoli dell’Impero: nobili, politici, ministri e persino dello stesso Mikado (titolo dell’Imperatore del Giappone).
Ma, così come la nascita di Principessa è stata miracolosa, così lo sarà la sua fine.

La storia della principessa splendente è un film davvero curioso: non solo per gli elementi già citati, che già basterebbero (una tecnica d’animazione originalissima e rara a vedersi, un’ambientazione per noi esotica e lontana nel tempo), ma anche per la sua energia interiore, quasi eterea e impalpabile… proprio come i suoi disegni.
Esso però procede a sbalzi, a volte rapido e a volte lento, tanto che lo si segue in modo un poco discontinuo, anche per via della sua lunga durata, oltre le due ore.
Lo dico chiaramente: nel mare magno della splendide opere dello Studio Ghibli, La storia della principessa splendente rischia di passare un po’ inosservata, e difatti non ha fatto gridare al clamoroso, però ha comunque numerosi momenti di bellezza.

E anche alcuni concetti di fondo interessanti: il solito amore per la natura, l’amore per la vita, la dualità tra coscienza e oblio-non ricordo.
Il finale, poi, è di una bellezza incantevole: da un lato pare porre in contrapposizione Terra e Luna, ma dall’altro sa molto di contrapposizione tra questioni mondane e questioni spirituali.

Forse La storia della principessa splendente non sarà la miglior produzione dello Studio Ghibli in assoluto (studio che peraltro rischia di chiudere i battenti, a quanto si dice), ma comunque è una bella opera, che non a caso è stata candidata ai Premi Oscar 2015 per il miglior film d'animazione.

Fosco Del Nero



Titolo: La storia della principessa splendente (Kaguya-hime no monogatari).
Genere: animazione, fantasy.
Regista: Isao Takahata.
Anno: 2013.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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