L’impero dei cadaveri è la conversione animata dell’omonimo romanzo scritto dal giapponese Project Itoh (nome d’arte di Satoshi Ito). Si tratta di un’opera ambientata nella fine del diciannovesimo secolo, di genere ucronico e di stile vagamente steampunk.
Andiamo a vedere la trama sommaria: si parte dall’Europa, e precisamente da Londra. In tale realtà alternativa (ucronia) Frankenstein ha creato degli automi capaci di sostituire l’essere umano in molti lavori, come l’industria pesante, il servizio e persino la guerra. Dapprincipio tali “cadaveri resuscitati” (ma solo parzialmente, visto che l’anima è perduta, rimanendo solo una sorta di debole e obbediente volontà esecutrice) non vengono accettati dai più, ma poi finiscono per imporsi e diffondersi, per via della loro grande utilità.
Il risultato è che le città del vecchio continente, e via via del mondo intero, risultano popolate per metà da esseri umani vivi e per metà da esseri umani non vivi.
Tale concetto, e ancor di più la sua rappresentazione visivo-cinematografica, è molto interessante dal punto di vista esistenziale, dal momento che va a indagare la questione della consapevolezza... non so quanto volontariamente o involontariamente.
John Watson, studente di medicina dell'Università di Londra che ha illegalmente “resuscitato” un suo caro amico e collega di esperimenti, allo scopo di cercare di recuperare anche l’anima oltre che il corpo, viene costretto dal governo inglese, in cambio di una mancata incriminazione e condanna, a indagare sul modello originale di Frankenstein, e sui suoi appunti di lavoro, che si dice per l’appunto contengano le istruzioni per richiamare anche l’anima, oltre che una vita parziale. Il ragazzo, insieme al suo amico-automa Venerdì e al soldato Frederick Burnaby, si reca in Afghanistan alla ricerca di tali informazioni, nonché di tale Alexei Karamazov, eminente studioso del settore.
Il gruppo poi girerà il mondo, passando anche per Giappone e Stati Uniti.
Da citare anche i personaggi di Nikolai Krasotkin, altro studioso del settore “corpi-cadaveri” e Hadaly Lilith, avvenente ragazza-combattente.
Diciamo subito una cosa: il citazionismo del film è talmente tanto massiccio da risultare quasi ridicolo: da Watson a Venerdì, da Frankenstein a Lilith, da Karamazov a Krasotkin (un altro personaggio del romanzo I fratelli Karamazov).
Pure i nomi secondari, come Ulysses Simpson Grant, Frederick Burnaby e Seigo Yamazawa son nomi presi da uomini occidentali del passato, distintisi in alcuni campi.
La cultura e i riferimenti al mondo occidentale vanno bene, ma in questo caso sono eccessivi e fuori luogo.
Come fuori luogo, nel contesto del film, sono i tratti eccessivamente procaci dell’unico personaggio femminile: la presenza femminile è molto ridotta, e quel poco che c’è è tratteggiato in modo poco equilibrato.
Da un certo punto in poi, giacché stiamo parlando dei difetti dell’opera, L’impero dei cadaveri diviene eccessivamente dinamico, teso ad azione e adrenalina, con motivazioni e dialoghi un po’ scontati.
Il che è un peccato, perché lo spunto iniziale è notevole e introduce questioni scientifiche, etiche, sociali e persino esistenziali, le quali vengono però trattate in modo non approfondito, disperdendo così in parte il potenziale di partenza... pur durando parecchio, circa due ore, forse troppo per la scarsità di contenuti che il film palesa da un certo momento in poi.
Disegni e animazioni sono notevoli: belli, colorati, efficaci, fluidi.
Altro elemento di fascino è lo spostarsi in luoghi molto diversi: la Londra fumosa del 1870, il porto di Bombay, l’Afghanistan delle pianure e delle montagne, etc.
Il valore cinematografico de L’impero dei cadaveri è rimarchevole; l’abbrivio è notevole; peccato per una certa mancanza di carisma nei personaggi e nei dialoghi, nonché per l’“accelerazione adrenalinica” che l’opera ha da un certo punto in poi, a discapito dei contenuti interiori.
La valutazione complessiva è comunque discreta-buona e, anzi, l’elemento dei cadaveri-morti-zombi che girano nelle città, accanto alle persone normali, sa davvero tanto di insegnamento esistenziale… dal momento che le città contemporanee sono davvero piene di cadaveri che camminano.
Fosco Del Nero
Titolo: L’impero dei cadaveri (Shisha no teikoku).
Genere: anime, animazione, fantastico, ucronia, drammatico.
Regista: Ryoutarou Makihara.
Anno: 2015.
Voto: 7.
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