Di recente ho rivisto il film di fantascienza The time machine, e proprio nel redigere la sua recensione ho scoperto che il libro da cui esso è tratto, scritto da Herbert Wells, aveva già avuto una conversione cinematografica: L’uomo che visse nel futuro, girato nel 1960.
Mi son così deciso a vederlo, ed ecco qui anche la sua recensione.
Partiamo dalla trama del film, che è come ovvio molto simile a quella del suo successore, ma non del tutto, e anzi le differenze tra i due prodotti sono molte.
Il film parte dalla fine, nel giorno del 5 gennaio 1900, ma poi torna alle sue origini tramite un flash-back, che in pratica è lungo tanto quanto il film. Il flash-back comincia il 31 dicembre del 1899, ossia l’ultimo giorno del vecchio secolo e il giorno prima del nuovo secolo, col passaggio in questione che rappresenta anche il progresso della scienza…
… qui giunta a un punto di possibile svolta epocale: George Wells ha costruito una macchina del tempo, e anzi due. Una, piccolissima, viene mandata nel futuro davanti agli occhi di quattro suoi amici, esterrefatti ma increduli nonostante abbiano visto il piccolo congegno sparire davanti a loro. La seconda macchina è a misura d’uomo, e servirà a George per andare egli stesso nel futuro a vedere cosa attende l’umanità.
Dopo aver visto un manichino femminile per letteralmente sessant’anni (prima cosa poco sensata del film, che ne collezionerà molte, visto che è praticamente inverosimile non solo che il medesimo negozio stia nello stesso posto così a lungo, dedicando lo stesso spazio alla stessa vetrina, mantenendo per decenni e decenni il medesimo manichino, senza peraltro che esso si danneggi), l’uomo si decide a fare quattro passi in giro, nei vari periodi temporali: casualmente scende a terra durante la prima guerra mondiale e poi, sempre casualmente, ridiscende dalla macchina durante la seconda guerra mondiale; ancora casualmente, scende a fare un giro durante la terza guerra mondiale, ipotizzata nel 1966, e casualmente pochi istanti prima che i nemici lancino un satellite nucleare.
Nonostante l’impatto dell’ordigno nucleare (…), l’uomo riesce a ritornare sulla macchina e a farla avanzare nel tempo, fino a un lontanissimo futuro: siamo ora nell’802.701 e il mondo come da noi conosciuto è scomparso. In una sorta di eden naturale vivono due gruppi: da un lato i pacifici Eloi, tra cui spicca la bella Weena (bellissima, a dire il vero) e dall’altro i malvagi Morlock.
George deciderà di aiutare i primi contro i secondi… un po’ perché scopre che i secondi catturano e mangiano i primi, un po’ perché nel mentre si innamora di Weena.
Ci sono varie differenze rispetto al film del 2002, ma nell’analizzarle non sarò nostalgico: per certi versi è migliore il film del 1960 e per certi versi si fa preferire quello del 2002.
In generale, il primo film possiede un’atmosfera e un fascino superiori, a partire dalla Londra di fine Ottocento; a livello di effetti speciali, pur essendo ovviamente datato, si difende sufficientemente bene, per quanto in ciò chiaramente sopravanzato dal film recente, il quale si fa preferire anche per una maggiore “credibilità” (a parte il congegno a forma di poltrona che viaggia nel tempo, poco credibile in generale, ma per questo pazienza): solo in questo secondo film ha un minimo di senso la superiorità tecnologica dei Morlock, che viceversa nel film del 1960 sono rappresentati come bestie, cannibali, privi di parola, ma capaci di utilizzare mezzi tecnologici e di sopravanzare gli Eloi… i quali dal canto loro invece sono presentati come belli, puliti, ben vestiti e capaci di parola e quindi di pensieri, per quanto un po’ indolenti e inebetiti come cultura.
Inoltre, i dialoghi e le situazioni del film del 1960 risultano un po’ vecchi e ingenui, e non per il 1960, ma perché proprio ingenui e grossolani di loro. Tuttavia, il suddetto film risparmia allo spettatore il filone melodrammatico presente invece nel film recente (la perdita dell’innamorata, la nuova innamorata, etc) e che in generale è una tara che hanno quasi tutti i film contemporanei.
In definitiva, a me sono piaciuti sia L’uomo che visse nel futuro, sia The time machine, tanto che assegno loro la medesima, buona valutazione.
Fosco Del Nero
Titolo: L’uomo che visse nel futuro (The time machine).
Genere: fantascienza.
Regista: George Pal .
Attori: Rod Taylor, Alan Young, Yvette Mimieux, Sebastian Cabot, Tom Helmore, Whit Bissell, Doris Lloyd.
Anno: 1960.
Voto: 7.
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