Il film recensito oggi è Prendimi l’anima, diretto da Roberto Faenza nel 2002.
Si tratta di un triplice ingresso nel blog: non avevo mai recensito alcun film diretto da Roberto Faenza (qualcuno lo conosco di nome, ma niente di suo mi ha mai attirato), è la prima volta che compare tra gli attori Emilia Fox ed è il primo film in cui vedo Iain Glen… ma perlomeno il suo volto mi era ben noto per via del suo personaggio nella serie tv Il trono di spade (in cui impersona Jorah Mormont).
Mi son messo a vedere Prendimi l’anima in quanto mi era stato segnalato come film dai contenuti esistenziali… ed essendovi tra i protagonisti C. G. Jung, non faticavo a crederlo.
Ecco la trama del film: nel 1904 la giovanissima Sabina Spielrein viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico con la diagnosi generica di “grave isteria”; la ragazza, che viene da un contesto familiare problematico e che ha dovuto affrontare anche la morte della sorella minore, pare avere in effetti turbe psichiche rilevanti, e anzi si è risolta a non mangiare più niente per morire di fame.
La sua fortuna sarà trovare nell’istituto uno psicologo rampante e dai metodi all’avanguardia, tale Carl Gustav Jung, allievo prediletto di Sigmund Freud. L’uomo lavorerà con lei essenzialmente con la parola, ma anche portandola all’esterno dell’istituto, con un approccio decisamente più morbido e meno invasivo rispetto allo standard comprensivo di camice di forza, docce ghiacciate, bavagli, scosse elettriche, etc. La ragazza si affiderà così al suo dottore, e inizierà con lui una relazione sentimentale.
Il film ha peraltro un secondo contesto, ambientato nella Mosca del presente: la giovane Marie Franquin e il meno giovane Richard Fraser indagheranno sulla figura di Sabina Spielrein, che dapprincipio era paziente in una clinica psichiatrica, poi si è laureata in medicina, conobbe Freud, s’iscrisse alla Società Psicoanalitica, partecipò a importanti congressi, scrisse saggi sula materia, aprì a Mosca un asilo all’avanguardia (il cosiddetto Asilo bianco), dovette poi chiuderlo per contrasto con la politica staliniana, e finì uccisa nel 1942 dai tedeschi che eliminarono ebrei e russi durante la guerra.
Una storia triste, quella di Sabina Nikolaevna Spil'rejn, il cui nome è stato poi traslitterato in Sabina Spielrein, indagata per primo dallo scrittore Aldo Carotenuto e poi oggetto di studi e di film.
Se la storia è interessante, il film è francamente deludente.
Si distingue in positivo per scenografia, costumi e colonna sonora (molto belle le canzoni cantate dalla stessa Sabina Spielrein), ma è onestamente avvilente in quanto a psicologia dei personaggi… il che fa quasi ridere detto così.
In particolare, il personaggio di Jung, famoso non solo per la sua pratica psicologica ma anche per la sua profondità spirituale, è ridotto a un essere umano debole e incerto, senza dubbio al fine di far risaltare, per contrasto, il personaggio di Sabina, visto come contorto ma anche forte e coraggioso.
In quanto ai contenuti esistenziali, non ce n’è, e appena si salvano due frasi, che segno di seguito ma che non sono affatto rappresentative dei contenuti e dell’energia del film, la quale viceversa è molto melodrammatica… adatta dunque al largo pubblico, come sovente accade.
Peccato.
“L’amore è la forza che muove il mondo.
Non ci può essere cura senza amore.”
“Se si insegna la libertà a un bambino fin dall’inizio, forse diventerà un uomo veramente libero.”
Fosco Del Nero
Titolo: Prendimi l’anima (Prendimi l’anima).
Genere: psicologico, drammatico, sentimentale.
Regista: Roberto Faenza.
Attori: Emilia Fox, Iain Glen, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Jane Alexander (II).
Anno: 2002.
Voto: 5.
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