Dopo essermi avventurato in Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, celeberrimo film culto, primo film della fortunata saga di Indiana Jones, mi sono avventurato anche in Indiana Jones e il tempio maledetto, secondo film dedicato all’archeologo più vivace della storia (almeno, fino a Nathan Drake di Uncharted, che lo batte sia in spericolatezza che in improbabilità, ed erano difficili ambo i fronti).
Come nel caso precedente, anche Indiana Jones e il tempio maledetto è diretto da Steven Spielberg, seppure da un soggetto di George Lucas, che peraltro si è portato appresso uno dei suoi pupilli di Star wars.
Se I predatori dell’arca perduta non mi aveva entusiasmato, ho gradito molto di più Indiana Jones e il tempio maledetto, per svariati motivi.
Intanto il casting mi è sembrato più riuscito, col triangolo tra Indiana Jones (Harrison Ford), Wilhelmina Scott (Kate Capshaw, futura moglie dello stesso Steven Spielberg) e Short Round (Ke Huy Quan) che funziona decisamente bene.
In secondo luogo, l’incipit del film è decisamente efficace e coinvolgente, e anzi non lascia respiro allo spettatore, letteralmente catapultato dentro l’avventura di Indy e compagni.
Ancora, l’ambientazione asiatica, col palazzo di Pankot e il culto Thug, mi sono piaciuti decisamente di più delle lotte con i nazisti in Egitto per il controllo dell’arca dell’alleanza.
Ma andiamo subito alla trama sommaria di Indiana Jones e il tempio maledetto: siamo nel 1935, e Indiana Jones, per via di un litigio piuttosto vivace con un criminale di Shangai, è costretto alla fuga precipitosa insieme a una cantante di night club e a un ragazzino cinese.
I tre finiscono catapultati (letteralmente) in India, trovando prima un villaggio di gente pacifica che chiede loro aiuto, e poi della gente meno pacifica, seguace di un antico culto dedito ai sacrifici umani.
A proposito di sacrifici umani, evidentemente in quegli anni andavano molto di moda le sceneggiature con scene del genere, visto che la scena dei sacrifici di Indiana Jones e il tempio maledetto ricorda molto da vicino la scena di Piramide di paura, film del 1985 (o più semplicemente i sacrifici umani erano è una passione di Steven Spielberg, nel primo caso regista e nel secondo produttore esecutivo).
Ma le scene mitiche di questo film, che non avevo mai visto interamente, bensì solo a spezzoni, una scena qui e una scena là, sono numerose: quella del pranzo a base di insetti, rettili e cervelli di scimmia (non un pranzo vegetariano, dunque), quella della corsa in galleria, etc.
Nel complesso, Indiana Jones e il tempio maledetto è un film che funziona benissimo, e che non risente affatto degli anni passati (come accade per tutti i grandi film peraltro), grazie a numerose trovate, al buon amalgama tra i protagonisti, a un garbato umorismo e a una leggerezza generale che lo pone a metà strada tra il film d’avventura e la commedia, e ciò a dispetto di varie scene un po’ cruente.
Una curiosità finale: nel film effettuano dei piccoli cameo tanto George Lucas quanto Steven Spielberg, ma anche Dan Aykroyd (il brillante protagonista di Ghostbusters).
Come nel caso precedente, anche Indiana Jones e il tempio maledetto è diretto da Steven Spielberg, seppure da un soggetto di George Lucas, che peraltro si è portato appresso uno dei suoi pupilli di Star wars.
Se I predatori dell’arca perduta non mi aveva entusiasmato, ho gradito molto di più Indiana Jones e il tempio maledetto, per svariati motivi.
Intanto il casting mi è sembrato più riuscito, col triangolo tra Indiana Jones (Harrison Ford), Wilhelmina Scott (Kate Capshaw, futura moglie dello stesso Steven Spielberg) e Short Round (Ke Huy Quan) che funziona decisamente bene.
In secondo luogo, l’incipit del film è decisamente efficace e coinvolgente, e anzi non lascia respiro allo spettatore, letteralmente catapultato dentro l’avventura di Indy e compagni.
Ancora, l’ambientazione asiatica, col palazzo di Pankot e il culto Thug, mi sono piaciuti decisamente di più delle lotte con i nazisti in Egitto per il controllo dell’arca dell’alleanza.
Ma andiamo subito alla trama sommaria di Indiana Jones e il tempio maledetto: siamo nel 1935, e Indiana Jones, per via di un litigio piuttosto vivace con un criminale di Shangai, è costretto alla fuga precipitosa insieme a una cantante di night club e a un ragazzino cinese.
I tre finiscono catapultati (letteralmente) in India, trovando prima un villaggio di gente pacifica che chiede loro aiuto, e poi della gente meno pacifica, seguace di un antico culto dedito ai sacrifici umani.
A proposito di sacrifici umani, evidentemente in quegli anni andavano molto di moda le sceneggiature con scene del genere, visto che la scena dei sacrifici di Indiana Jones e il tempio maledetto ricorda molto da vicino la scena di Piramide di paura, film del 1985 (o più semplicemente i sacrifici umani erano è una passione di Steven Spielberg, nel primo caso regista e nel secondo produttore esecutivo).
Ma le scene mitiche di questo film, che non avevo mai visto interamente, bensì solo a spezzoni, una scena qui e una scena là, sono numerose: quella del pranzo a base di insetti, rettili e cervelli di scimmia (non un pranzo vegetariano, dunque), quella della corsa in galleria, etc.
Nel complesso, Indiana Jones e il tempio maledetto è un film che funziona benissimo, e che non risente affatto degli anni passati (come accade per tutti i grandi film peraltro), grazie a numerose trovate, al buon amalgama tra i protagonisti, a un garbato umorismo e a una leggerezza generale che lo pone a metà strada tra il film d’avventura e la commedia, e ciò a dispetto di varie scene un po’ cruente.
Una curiosità finale: nel film effettuano dei piccoli cameo tanto George Lucas quanto Steven Spielberg, ma anche Dan Aykroyd (il brillante protagonista di Ghostbusters).
Fosco Del Nero
Titolo: Indiana Jones e il tempio maledetto (Indiana Jones and the temple of doom).
Genere: avventura, commedia.
Regista: Steven Spielberg.
Attori: Harrison Ford, Kate Capshaw, Ke Huy Quan, Pat Roach, Dan Aykroyd, Philip Stone, Roshan Seth, Ric Young, Roy Chiao, David Yip, Ahmed El Shenawi.
Anno: 1984.
Voto: 7.5.
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