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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 24 luglio 2018

Quando c’era Marnie - Hiromasa Yonebayashi

Data la mia semivenerazione per lo Studio Ghibli, era solo questione di tempo prima che vedessi Quando c’era Marnie, l’ultima produzione dello studio…
… e credo la prima in cui non siano coinvolti i due capoccia dello Studio Ghibli, ossia Hayao Miyazaki e Isao Takahata.
E peraltro l’ultima rischia anche di rimanere tale, dal momento che Miyazaki si è ritirato dall’attività cinematografica, e che Takahata è reduce dal risultato non troppo apprezzato de La storia della principessa splendente. Insomma, lo Studio Ghibli rischia di chiudere, e Quando c’era Marnie rischia di essere il suo testamento, il suo lascito finale.

Andiamo a vedere se perlomeno si tratta di un buon lascito, cominciando a tratteggiare la trama per sommi capi… molto sommi onde evitare di svelare come si indirizza il film a coloro che non lo avessero mai visto.

Prima però diciamo che il film è tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Joan G. Robinson (pur mutato nei nomi dei personaggi e nell’ambientazione), fatto peraltro tutt’altro che insolito per le produzioni Ghibli. Ricordiamo ad esempio che Arrietty (diretto da Hiromasa Yonebayashi, il medesimo regista del film oggetto di questa recensione) fu tratto da Gli sgraffignoli di Mary Norton e che Il castello errante di Howl fu tratto dall’omonimo libro di Diana Wynne Jones (tutte scrittrici donne, peraltro).

Anna è una ragazzina di 12 anni assai fragile, tanto di salute quanto di carattere, che peraltro ha avuto in dote una vita non agevole: i genitori sono morti quando lei era piccolissima, e la stessa nonna è morta quando lei era bambina. Adesso l’alleva una donna con cui non ha parentela di sangue, che lei chiama "Zietta", ma con la quale non vi è un rapporto molto stretto.
Ad ogni modo, la donna, di nome Yoriko, preoccupata dall’asma di Anna, la manda da Sapporo all’isola di Hokkaido, per respirare aria più buona e fare vita di campagna presso alcuni parenti, Kiyomasa e Setsu Oiwa, due persone molto alla mano e premurose.
I problemi psicologici e relazionali di Anna, però, non fanno altro che trasferirsi nel nuovo posto, e lei si rifugia in alcune fantasie, prima tra tutte l’amicizia con Marnie, ragazza d’altri tempi, nei vestiti e nell’educazione, che vive (viveva?) nella villa oltre l’acquitrino, ora disabitata e anzi in cui si dice che compaiano dei fantasmi.
Le due, a cavallo tra realtà e fantasia, sviluppano un rapporto molto stretto e affettuoso, che ha fatto gridare alcuni allo scandalo sembrando quasi omosessuale, ma che in realtà si inserisce in un quadro ben più grande e dai contorni persino fantastico-metafisici.

In effetti, la direzione che prende il film da metà storia in poi è inattesa, e anzi il ritmo, fino a quel punto piuttosto blando e introspettivo, si fa più vivace, pur rimanendo il tutto sempre assai psicologico-interiore.

In effetti, Quando c’era Marnie non fa che proporci il mondo interiore di Anna, nonché quello esteriore, vissuto come riflesso.
A dimostrazione di ciò, gli altri personaggi della storia oltre a lei e Marnie sono assai pochi, e quei pochi son marginali.

Veniamo ora al commento sul film, prima tecnico e poi contenutistico.
Il commento tecnico praticamente non esiste, giacché siamo di fronte a una pura bellezza: animazioni, disegni e colori son meravigliosi, e praticamente ci proiettano dentro a un dipinto in movimento. Non a caso, visto che l’elemento del disegno e del dipinto non è estraneo alla storia tra pittori e tavolozze.

Il commento contenutistico è viceversa più moderato: pur sapendo che prima o poi avrei visto il film, una mia sensazione me ne ha tenuto lontano per un paio d’anni… e non a torto, giacché nel film prevale nettamente l’elemento sentimentale (e anche un po’ sentimentaloide), mentre altri elementi tipici dei lavori dello Studio Ghibli, come l’avventura o la fantasia, sono messi decisamente in secondo piano, se non in terzo o in quarto.

Il personaggio di Anna è inoltre un po’ troppo squilibrato per i miei gusti, anche se comunque la storia si fa seguire e in alcuni tratti commuove anche per le triste condizioni delle protagoniste… ciò che era il suo scopo originario, e qua torniamo al sentimentaloide.

Altri film dello Studio Ghibli, invece, ispirano, entusiasmano e divertono, emozioni e risultati ben più nobili.

Pur con questa tara, ho comunque apprezzato Quando c’era Marnie, film che è un gioiello visivo e che comunque ha una sua delicatezza, pur se immersa nelle difficoltà psicologiche dei protagonisti... e pur se immersa in una sceneggiatura a tratti noiosa e ad altri tratti prevedibile.

Propongo una citazione tratta dal film: "A questo mondo esiste un cerchio magico invisibile. Il cerchio ha un di dentro e un di fuori".

Fosco Del Nero



Titolo: Quando c’era Marnie (Omoide no Mani).
Genere: animazione, sentimentale, fantastico.
Regista: Hiromasa Yonebayashi.
Anno: 2014.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

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