Lo so che Pasqualino Settebellezze, film del 1975 diretto da Lina Wertmuller, è un film famoso e pluripremiato, tra le altre cose per la sceneggiatura e per la regia, ma è l’esempio perfetto di film che io non amo: drammatico, pesante, violento, rozzo… e con l’aggravante, dal mio punto di vista, di cavalcare alcuni luoghi comuni e drammi di quegli anni (e non solo): l’odio per il nazismo e per i tedeschi, la critica alle società fasciste, la povertà, la prostituzione, la guerra, i manicomi (allora ancora aperti).
Tutto trattato in modo pesante, drammatico, volgare… e dunque molto facile.
Ma partiamo dalla trama sommaria di Pasqualino Settebellezze: siamo a Napoli negli anni “30, e Pasqualino Settebellezze (Giancarlo Giannini; Travolti dal destino, New York stories) è un guappo (ossia una sorta di piccolo boss di quartiere) che tenta di farsi strada, di farsi rispettare dagli uomini e amare dalle donne. Il suo soprannome ha un’origine incerta: forse deriva, in modo ironico, dal fatto che ha sette sorelle tutte bruttissime, o forse si riferisce al fatto che, pur non essendo bellissimo, ha un certo fascino e piace alle donne, mature e meno mature.
La sua caratteristica principale tuttavia è un’altra: egli ha un forte istinto di sopravvivenza e, pur di sopravvivere, è disposto a tutto, come dimostrerà nei vari ambienti in cui, per una serie di disavventure, si troverà: carcere, manicomio, fronte russo, diserzione compresa, lager. In essi dà prova di tutto il suo squallore morale, che peraltro si intravvedeva anche prima, quando si dava delle pose in città allo scopo di guadagnare il rispetto degli altri (in quel contesto però la cosa era bilanciata da quello che pareva un certo senso dell’onore… anche se tutto alla fine si riconduceva alla considerazione che gliene veniva o meno).
In effetti, il film sembra una sorta di trattato sulla filosofia della sopravvivenza in contrapposizione alla morale… che tuttavia ben presto soccombe, dando luce a un personaggio che dapprincipio pareva una vittima, ma che poi si è rivelato un carnefice, compreso il collaborazionismo con i nazisti in un campo di concentramento.
Il finale tuttavia pare mostrare una sorta di reazione, di ribellione dell’uomo… anche se anch’essa improntata alla sopravvivenza (in questo caso collettiva, del popolo, e non solo individuale).
L’ho già scritto: Pasqualino Settebellezze può avere vinto tutti i premi che vuole, ed essere stato considerato grandemente (anche se per alcuni addetti ai lavori, ho letto, lo è stato troppo), ma per me rimane un film di basso profilo, triste, violento e volgare… certamente non l’intrattenimento che sceglierei per me o per una persona cui voglio bene.
Ciò non mi ha impedito di apprezzare alcune cose, come certe scene (la scena di Pasqualino il quale, disertore, entra in una casa “nemica” e ruba del cibo davanti all’anziana proprietaria, parlando parte in italiano, parte in napoletano e parte in tedesco, risulta memorabile) o l’eccellente interpretazione di Giancarlo Giannini.
A proposito di interpretazioni, piccola parte per Fernando Rey, attore feticcio di Luis Bunuel, visto con piacere ne Il fascino discreto della borghesia e Quell’oscuro oggetto del desiderio.
Fosco Del Nero
Titolo: Pasqualino Settebellezze.
Genere: drammatico, grottesco.
Regista: Lina Wertuller.
Attori: Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Elena Fiore, Piero Di Iorio, Shirley Stoler, Roberto Herlitzka, Enzo Vitale, Pietro Ceccarelli, Barbara Valmorin, Anna Recchimuzzi, Francesca Marciano.
Anno: 1975.
Voto: 4.
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