Di recente ho recensito il film L’esorcismo di Emily Rose e, giacché c’ero, sono andato a vedermi anche l’altro film tratto dalla vera storia di Annaliese Michel: Requiem.
I due film, pur raccontando essenzialmente la medesima storia, sono molto differenti, praticamente da ogni punto di vista.
L’esorcismo di Emily Rose, manco a dirlo, americanizza tutto quanto: la storia è ambientata negli USA, negli Stati Uniti contemporanei, e mostra anche e soprattutto le parti conturbanti delle vicende della ragazza, esorcismi e possessioni incluse. In tal senso, abbondano gli effetti speciali: volti demoniaci, contorsionismi, etc.
Requiem, viceversa, si propone più come biografia e si concentra soprattutto sulle cause che hanno poi condotto alla triste fine: Annaliese Michel difatti è morta a soli 24 anni, peraltro predicendo la propria morte, durante un esorcismo, in condizioni fisiche molto compromesse (non mangiava e non beveva più, giacché a suo dire i demoni glielo impedivano, e si automutilava, sempre costretta a ciò).
Requiem non mostra niente di tutto questo, ciò che è invece il centro del film statunitense, e focalizza la sua attenzione sulla famiglia della ragazza e sul suo percorso di vita.
Ecco in sintesi la trama del film: Michaela è una ragazza di 21 anni proveniente da una famiglia di provincia molto religiosa. Ha dovuto saltare un anno delle scuole superiori per quella che forse è epilessia, ma vorrebbe riprendere gli studi e andare all’università. La madre è contraria, ma il padre la sostiene, e così la giovane va in affitto in un pensionato studentesco a Tubinga, dove incontra Hanna, una sua vecchia compagna di scuola, la quale la introduce nel suo giro di amici e alle esperienze studentesche in generale: feste, balli, alcol e ragazzi. Michaela si lega a Stefan, un bravo ragazzo il quale tuttavia vede la giovane peggiorare di continuo.
Si arriva a un punto in cui le presunte crisi epilettiche sono frequenti e gravi, Michaela non riesce più a toccare alcun simbolo religioso, non riesce nemmeno più a studiare e afferma di vedere volti e sentire voci ovunque, che le dicono le cose più brutte.
Requiem è certamente un film in tono minore rispetto a L’esorcismo di Emily Rose; curiosamente, pur essendo uscito un anno prima sembra più vecchio di un paio di decenni… a quanto pare l’ambientamento negli anni “70 ha funzionato.
L’esorcismo di Emily Rose, invece, è alquanto più moderno e, oltre alla spettacolarizzazione generale, aveva introdotto una storia parallela, quella dell’avvocatessa che seguiva la causa legale.
Complessivamente, ho gradito ambo i film, nei quali peraltro non erano assenti alcuni insegnamenti: sia quello più esplicito e orrorifico americano, sia quello più intimista e biografico tedesco.
Concludo con qualche citazione estrapolata da Requiem… più significativa di quanto penserebbe una mente semplice.
“La mia fede mi dà molta forza. Anche tu hai fede, e ti assicuro che è molto più forte del lato oscuro che ha cercato di sopraffarti.”
“La mano di nostro Signore è potente e può proteggerci. Nella preghiera ci avviciniamo a Dio.”
“Talvolta ho l’impressione che cerchiamo di spiegare scientificamente le cose che non si possono spiegare. Che può fare la scienza quando una persona è realmente in difficoltà?”
“Noi viviamo in tempi in cui le forze del male sono molto forti e tentano continuamente di prendere il sopravvento.”
“Dio non punisce. Dio mette alla prova coloro che ama di più.”
“Pregare non è necessario? Ma che razza di prete è lei?”
“C’è una ragione se accade questo. Io devo seguire il mio cammino.”
Fosco Del Nero
Titolo: Requiem (Requiem).
Genere: drammatico, psicologico.
Regista: Hans-Christian Schmid.
Attori: Sandra Hüller, Burghart Klaußner, Imogen Kogge, Anna Blomeier, Nicholas Reinke, Jens Harzer.
Anno: 2006.
Voto: 7.
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