Joy è il quarto film di David O. Russell che vedo.
Il motivo di tale filotto risiede nell’eccellente lavoro fatto con I heart huckabees - Le strane coincidenze della vita e Il lato positivo, quest’ultimo film che buca letteralmente lo schermo, grazie soprattutto ai due protagonisti Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, che non a caso compaiono anche nell’altro film del regista che mi son visto, American hustle - L’apparenza inganna, di qualità tuttavia nettamente inferiore.
Confidavo che Joy risalisse ai vertici dei primi film, ma purtroppo è invece il peggiore in assoluto, e andiamo a vedere perché.
Come prima cosa, evidenziamo che il film si rifà alla vita di Joy Mangano, dapprima inventrice di un mocio per pavimenti e poi di un vero e proprio impero economico. Tuttavia, non si tratta di una biografia fedele, ma di un’ispirazione, allargata poi ad altri casi similari di donne di successo.
Manco a dirlo, la protagonista centrale del film è Jennifer Lawrence (che non si fatica a ricordare in Hunger games), assistita ancora una volta da Robert De Niro e Bradley Cooper.
Ecco la trama sommaria di Joy: Joy, fin da bambina, dimostra una viva intelligenza e una propensione a inventare le cose, qualità tuttavia soffocate da una vita familiare difficile, per non dire che si è ritrovata al centro di una situazione parentale al limite della follia (a quanto pare a Russell piace così). Il padre Rudy e la madre Terry sono divorziati e vanno tenuti lontani; la sorellastra Peggy è una spina nel fianco, e il matrimonio con Tony è finito miseramente, anche se i due sono rimasti amici... e questo, paradossalmente, è il rapporto interpersonale più sano tra tutti.
A un certo punto la donna, oberata di responsabilità, decide che è ora di mettere a frutto la sua inventiva, e brevetta una sorta di mocio per pavimenti, chiamato “miracle mop”, che cercherà di piazzare non senza numerosi e interminabili difficoltà.
“Interminabile” è forse la parola adatta per descrivere Joy, film che dura più di due ore e che propone una serie quasi infinita di fallimenti, rialzi, successi, nuovi ostacoli e via discorrendo… fino a che, grazie a Dio, finisce.
Il problema, in Joy ma anche in The hustle, è che vi sono i turbamenti psichici proposti anche ne Il lato positivo, ma manca la sua freschezza e la sua brillantezza: tutto è molto più torbido e psicotico… e già Il lato positivo era abbastanza psicotico di suo.
Inoltre, a Russell piacciono i toni alti, per cui la gente continuamente urla, sbraita, lancia sguardi infuocati… ma dopo un paio di volte la cosa diventa poco credibile, se non proprio ridicola.
Tra l’altro ho visto che, se quest’ultimo film di Russell ha avuto recensioni mediocri, il penultimo ugualmente è andato male, il che lascia supporre una parabola discendente del regista… ma mai dire mai.
Chiudo con una bella frase tratta dal film, che comunque è un film didattico a livello di motivazione e carattere.
“Quando ti nascondi sei al sicuro, perché le persone non ti vedono, ma la cosa buffa del nascondersi è che sei nascosto anche a te stesso.”
Fosco Del Nero
Titolo: Joy (Joy).
Genere: drammatico, biografico.
Regista: David O. Russell.
Attori: Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Bradley Cooper, Edgar Ramirez, Diane Ladd, Virginia Madsen, Isabella Rossellini, Dascha Polanco, Elisabeth Röhm, Susan Lucci, Laura Wright.
Anno: 2015.
Voto: 5.
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