Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 13 dicembre 2022

Solaris - Andrej Tarkovskij

La recensione odierna è dedicata a Solaris, film girato nel 1972 da Andrej Tarkovskij.
Non si tratta del primo film del regista russo che vedo, dal momento che in passato avevo visto anche Stalker, ricavandone buone impressioni.

Quanto al film recensito quest'oggi, preciso che ho già visto il Solaris del 2002 girato da Steven Soderbergh e che ho letto l'originale romanzo di Stanisław Lem (lo trovate qui: Solaris); parto dunque abbastanza “navigato”.

Passiamo ora alla trama del film, di cui peraltro preciso che ho visto l’edizione integrale, mentre la versione italiana è stata mutilata di circa una mezz’ora di pellicola, forse considerando eccessiva la durata complessiva dell’opera, che arriva a circa 160 minuti.

In un futuro imprecisato, l’umanità è alle prese con un pianeta misterioso, Solaris, su cui si è lungo interrogata, dando vita a una vera e propria corrente conoscitiva e di studio nota come “solaristica”. Intorno al pianeta ruota una stazione spaziale che ospitava in origine parecchie persone, ma che ora ne ospita solo tre, stanti le molte morti misteriose, suicidi compresi, che hanno caratterizzato la missione. Inoltre, la stazione da un po’ non dà più notizie, così dalla Terra si decide di inviarvi lo stimato psicologo Kris Kelvin, il cui rapporto deciderà del futuro della stazione spaziale, e forse dell’intera solaristica.

Quel che Kelvin non tarderà a scoprire è inquietante: Solaris, pianeta ricoperto da uno strano e magmatico oceano (che rappresenta chiaramente il mondo emotivo-interiore), pare possedere una sorta di coscienza ed è in grado di materializzare le persone presenti nei ricordi degli esseri umani che gli stanno vicino… particolarmente dei ricordi più dolorosi, di quelli in qualche modo “in sospeso”. Per quanto riguarda Kelvin, si tratta  dell’ex moglie Hari, morta suicida dieci anni prima e della cui morte l’uomo si sente in parte responsabile.

Kelvin discuterà con gli ultimi due scienziati rimasti vivi, Snaut e Sartorius (il suo amico Gibarian si è da poco ucciso, lasciandogli un messaggio video), sia della natura del pianeta Solaris, sia di cosa fare di quel che resta della missione.

Solaris di Andrej Tarkovskij non è certamente un film adatto al grosso del pubblico contemporaneo, nemmeno a quello appassionato di fantascienza: più che un film di fantascienza, infatti, sembra, e di fatto è, un film di genere psicologico-esistenziale, nel quale non a caso ogni tanto fanno capolino molte frasi dal sapore coscienziale.

La sua importanza non si ferma tuttavia ai contenuti psichici, ma si evidenzia anche a livello cinematografico, dal momento che anticipa tematiche e ambientazioni rese poi celebri da altri film: penso per esempio a 2001 – Odissea nello spazio (per l’ambientazione spaziale e l’alienazione umana a riguardo) o a Blade runner (per il rapporto interpersonale tra un essere umano e una coscienza artificiale).

Buone le scenografie del film, ma ancora più buone le atmosfere che riesce a creare. 
Valide anche le recitazioni e la colonna sonora.

Quel che più mi ha interessato di Solaris, tuttavia, è l’aspetto contenutistico e simbolico: il pianeta pone gli esseri umani di fronte ai loro drammi interiori risolti; magari si tratta di veri e propri demoni interiori (come suggeriscono i numerosi suicidi avvenuti sulla stazione); magari si tratta di desideri inespressi, del vuoto interiore (di fronte al quale non c’è psicologia o titolo di studio che tenga); viene evidenziato il dilemma dello stato di coscienza e della difficoltà di distinzione tra ciò che è reale e ciò che non lo è (difatti nel film vi sono ricordi, sogni, deliri febbrili); il finale stesso rivela che l’uomo si può letteralmente perdere all’interno di quella sua matrice psichica… e non a caso il termine "matrice" ("matrix" in latino) è utilizzato all’interno del film.
A proposito, anche Matrix, per quanto alla lontana, può esser considerato un parente di Solaris.

Essenzialmente, il pianeta oggetto del film funge da specchio per gli esseri umani... in modo non dissimile da quanto fa la vita in generale. Non per niente, una delle frasi citate di seguito utilizza proprio il concetto del riflesso speculare e afferma che l'essere umano ha bisogno solamente di uno specchio.

Chiudo la recensione con alcune frasi estrapolate dal film.

“La conoscenza è autentica solo quando è sostenuta dalla morale.”

“È l’uomo a rendere immorale la scienza.”

“Sono io il giudice di me stesso: è qualcosa che è nato dalla mia coscienza.”

“Mi sento strana, come se avessi dimenticato qualcosa.”

“Se la ricerca della verità è continua e disinteressata, l’uomo finisce per conquistarla; il resto non conta.”

“Tu sei soltanto un doppione, una riproduzione meccanica, una copia, una matrice.”

“Qualcuno ci sta imbrogliando tutti e due, e più lasceremo passare il tempo più diventerà difficile uscirne.”

“Ci ruba i pensieri, ci mangia vivi per sputarci in faccia le nostre ossessioni fatte carne.”

“Non abbiamo bisogno di altri mondi: abbiamo bisogno di uno specchio.”

“Perché andiamo a frugare nell’universo quando non sappiamo niente di noi stessi?”

Come avete potuto leggere voi stessi, c’è molto materiale esistenziale in Solaris di Tarkovskij, il quale in tal senso si rivela essere un film ben più importante del Solaris di Soderbergh.

Fosco Del Nero 



Titolo: Solaris (Solaris).
Genere: psicologico, esistenziale, drammatico.
Regista: Andrej Tarkovskij.
Attori: Donatas Banionis, Yuri Charvet, Natalya Bondarchuk, Jüri Järvet, Vladislav Dvorzhetskiy, Nikolaj Grinko, Anatoliy Solonitsyn, Olga Barnet, Vitalik Kerdimun, Olga Kizilova, Aleksandr Misharin, Bagrat Oganesyan, Tamara Ogorodnikova.
Anno: 1972.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui



Il mondo dall'altra parte