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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 31 dicembre 2008

The orphanage - El orfanato - Juan Antonio Bayona

Recensisco oggi il film horror spagnolo del 2008 che ha vinto numerosi premi e che ha registrato un grande successo in Spagna e in tutto il mondo (già acquistati i diritti per il remake americano): parlo di The orphanage - El orfanato (ossia "L’orfanotrofio").

Si tratta di un horror psicologico, laddove il secondo elemento, la tensione emotiva dei protagonisti, è più importante del primo, il dato orrorifico puro e semplice.

Per intenderci, siamo un po’ sul genere di The others, bellissimo film di Amenabar con Nicole Kidman.
Non solo l’elemento dell’atmosfera è comune ai due film, ma anche alcuni altri.

In entrambi, per esempio, la protagonista assoluta è una donna: in The orphanage si tratta di Laura, che costituisce il centro principale del film.

In entrambe le storie, inoltre, gioca un ruolo centrale una grande e vecchia casa: l’orfanotrofio del titolo, per l’appunto, luogo di vecchi e incessanti ricordi… e non solo ricordi…

Ecco in breve la trama di The orphanage: Laura è un’orfanella, e vive per l’appunto in un orfanotrofio, grande e bellissimo. Un bel giorno, però, viene adottata, e lascia il posto.
Da grande, e sposata con Carlos, decide di andare a vivere proprio in quel palazzo, al momento abbandonato.
I due hanno anche un bambino, Simon, a sua volta adottato, nonché gravemente malato: infatti egli ha l’aids, e necessita dunque di continue cure.
A un certo punto il bambino inizia a manifestare segnali preoccupanti: ha degli amici immaginari, si comporta in modo strano, ogni tanto sparisce…

Ecco l’incipit di The orphanage, sorta di bizzarro triangolo tra Laura, Simon e l’orfanotrofio.

Ed ecco il mio parere sul film: un discreto film, che però non merita gli onori della ribalta.
Ok, è assolutamente ben fatto e incuriosisce lo spettatore, tuttavia non presenta alcun carattere di originalità, e peraltro non può considerarsi un horror, visto che non spaventa affatto.

Ma questa, eventualmente, è colpa della distribuzione e del marketing, non certo di regista e attori.

Insomma, The orphanage - El orfanato è a mio avviso un discreta ghost story, ma nulla di più.
Aggravante è la grande somiglianza con Saint Ange, film francese del 2004.

Fosco Del Nero



Titolo: The orphanage - L'orfanotrofio (El orfanato).
Genere: horror, thriller, psicologico.
Regista: Juan Antonio Bayona.
Attori: Belen Rueda, Fernando Cayo, Roger Princep, Montserrat Carulla, Mabel Rivera.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 29 dicembre 2008

Amore e guerra - Woody Allen

Dopo Manhattan e Scoop, ecco un altro film firmato da Woody Allen: Amore e guerra.
Se Manhattan mi era piaciuto decisamente (non a caso è uno dei film più noti del regista ebreo) e Scoop discretamente, ma senza esagerare, per Amore e guerra sono letteralmente impazzito.

È infatti uno dei film più divertenti e acuti che abbia mai visto, con Woody Allen letteralmente scatenato.

L’inizio rende bene l’idea di che tipo di film si sta andando a guardare e si segnala per un’ironia veramente fulminante.

E il prosieguo non è da meno, con umorismo a raffica e di grande qualità.

Sostanzialmente Amore e guerra è una rivisitazione ironica del libro Delitto e castigo di Dostoevskij, anche se il nome ricorda più Guerra e pace di Tolstoj.

Ad ogni modo, di fatto il film racconta la guerra napoleonica tra Francia e Russia del 1800, anche se naturalmente il tutto è un rivisitazione in pieno stile alleniano…

Protagonisti, ma è persino ozioso dirlo, Woody Allen e Diane Keaton, nei panni rispettivamente di Boris Grushenko e di Sonjia, una cugina di cui il primo è perdutamente innamorato e con cui intrattiene profonde e dotte discussioni concettuali, che però non lo ricambia, preferendogli suo fratello Ivan, decisamente più atletico ma anche decisamente più rozzo.
La guerra è imminente, ma Boris non vorrebbe parteciparvi… tuttavia…

Come detto, Amore e guerra è semplicemente strepitoso, film al contempo divertente e profondo.

Infatti, l’umorismo di Allen (che segue l’umorismo assai differente da quello del più "fisico" e fantasioso Il dormiglione) non è fine a se stesso, ma si rivolge alle sue paure e inquietudini, che sono palesemente riportate nel film: il timore della morte, la concettualità preferita all’azione, la fallacità della vita, il rapporto conflittuale con le donne, etc.

Quando idee e ironia si sposano in una storia irresistibile… ovviamente consigliatissimo.

Fosco Del Nero



Titolo: Amore e guerra (Love and death).
Genere: commedia, storico, comico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Diane Keaton, Harold Gould, Olga Georges-Picot, Féodor Atkine, Yves Barsacq, Lloyd Battista, Jess Barker, Henri Coutet, Despo Diamantidou, Jessica Harper, James Tolkan, Frank Adu.
Anno: 1975.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 24 dicembre 2008

Half-unawake - Stefano Pasotti





Ho trovato per caso su internet Half-unawake, un cortometraggio girato nel 2008 da un giovane regista italiano, il diciottenne Stefano Pasotti.
Vinto dalla curiosità, ho deciso di guardarlo e di recensirlo.

Intanto, qualche dato: si tratta di un thriller psicologico della durata di 46 minuti, tanto girato da un regista non professionista, quanto recitato da attori non “di ruolo”.
Cosa che, onestamente, si vede in entrambe le direzioni.

E non solo manca l’esperienza al regista e il talento agli attori, ma mancano anche i mezzi di produzione, dal momento che Half-Unawake è, come intuibile, una produzione a bassissimo costo.

Proprio tale fattore, oltre che la giovane età del regista, fa chiudere un occhio sui numerosi difetti del film, il quale, peraltro pecca anche di scarsa originalità, visto che ricorda molto da vicino thriller psicologici quali Memento e L'uomo senza sonno.

Ma guardiamo anche i lati positivi: il prologo è buono e mette curiosità, così come sono buone alcune inquadrature.

Del tutto ottime invece le musiche, veramente d’atmosfera.

Carenti al contrario i dialoghi, spesso ridotti a un linguaggio forzato e gradasso.

Ciò che più mi conta sottolineare, comunque, al di là di montaggio, colonna sonora, recitazione, etc, è la passione e l’impegno che alcune persone mettono in quello che fanno, non avendo paura di seguire il proprio sogno.

In tal senso, il voto negativo dato a Half-unawake non ha alcuna importanza, e anzi al regista vanno i miei migliori auguri di un’ottima carriera nel cinema.

Fosco Del Nero



Titolo: Half-unawake (Half-unawake).
Genere: thriller, psicologico, drammatico.
Regista: Stefano Pasotti.
Attori: Francesco Viglione, Cecilia Laudisio, Stefano Pasotti, Lorenzo D'Orio, Giacomo Chiappara, Matteo Montagna, Nicolò Previati.
Anno: 2008.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 21 dicembre 2008

Scoop - Woody Allen

Altro film di Woody Allen, anche se più recente rispetto al già recensito e divertente Manhattan: parlo di Scoop, film del 2006.
Tanto recente che Woody qua appare già vecchiotto, e in compagnia di un’attrice recente star del mondo del cinema, ossia la bella Scarlett Johansson.

L’inizio di Scoop è vivacissimo, per metà ambientato nel mondo reale (ovviamente a New York) e per metà nel mondo dei (recentemente) morti, con tanto di Morte che sta traghettando le anime degli uomini appena deceduti.

Ecco il motivo di tale dicotomia: Joe Strombel, noto giornalista d’assalto, compare a Sondra Prensky (Scarlett Johansson), ospite della serata di magia di Sid Waterman (Woody Allen), e le confida che ha saputo nell’aldilà che Peter Lyman (Hugh Jackman), giovane uomo miliardario e assai conosciuto, è il serial killer che sta scuotendo la comunità.

La ragazza e il mago iniziano allora a indagare, anche se, non essendo dei professionisti del settore (lei è un’aspirante giornalista, ma ancora acerba), trovano non poche difficoltà.
Acuite peraltro dal fatto che Sondra si innamora di Hugh e si fidanza con lui.
Nonostante ciò, Sid è ancora convinto lui sia un assassino, e intende provarlo.

Si può intuire la mole di situazioni comiche che ne deriva, col film che risulta abbastanza ben riuscito e piacevole.

Anche se, a mio avviso, Scoop non raggiunge affatto il livello di Manhattan, ben più ispirato.

Ad ogni modo, se siete fan di Woody Allen, di Scarlett Johansson o se vi piacciono le commedie divertenti, guardatelo pure.

Fosco Del Nero



Titolo: Scoop (Scoop).
Genere: commedia, comico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Scarlett Johansson, Hugh Jackman, Romola Garai, Jan McShane.
Anno: 2006.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 17 dicembre 2008

Il viaggio della sposa - Sergio Rubini

Avevo visto Il viaggio della sposa molti anni fa, senza peraltro sapere né chi fossero Sergio Rubini o Giovanna Mezzogiorno.

Il film mi aveva lasciato una sensazione molto positiva, sia l’avventura in esso raccontata, sia per il bel rapporto tra i due protagonisti, lo stalliere Bartolo (Rubini) e la giovane contessa Porzia (Mezzogiorno).

A distanza di anni, e ritenendo ora da un lato Sergio Rubini un attore assai ben caratterizzato e un interessantissimo regista, e dall’altro Giovanna Mezzogiorno l’attrice italiana più dotata, posso confermare il primo giudizio.

Ecco in breve la storia de Il viaggio della sposa : Porzia, promessa sposa di un conte e fino a quel momento vissuta in un convento, inizia un viaggio diretta al suo signore, accompagnata da una scorta da egli inviata.
In tale scorta sta Bartolo, un povero e ignorante popolano.

Un agguato di un gruppo di banditi metterà però tutto a soqquadro, con la signora e Bartolo alla fine unici sopravvissuti.

Inizia così una sorta di viaggio picaresco, che vedrà i due arrangiarsi in un modo o nell’altro.

L’Italia centromeridionale del primo 1600 ovviamente porta con sé costumi e parlate particolari, che poi alla fine costituiscono la parte più curiosa e divertente del film, specialmente per l’italiano maccheronico di Bartolo, veramente spassoso.

Ma, costumi e lingua a parte, Il viaggio della sposa è soprattutto una storia d’amore e di sentimenti, che riesce ad appassionare lo spettatore.

Poi, Sergio Rubini e Giovanna Mezzogiorno sono bravissimi (quest’ultima è anche bellissima, e non me ne voglia il primo), e con la loro recitazione danno valore al film.

Insomma, Il viaggio della sposa è un film assolutamente consigliato.

Fosco Del Nero



Titolo: Il viaggio della sposa (Il viaggio della sposa).
Genere: commedia, drammatico, avventura.
Regista: Sergio Rubini.
Attori: Sergio Rubini, Giovanna Mezzogiorno, Umberto Orsini, Carlo Mucari.
Anno: 1997.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 14 dicembre 2008

Manhattan - Woody Allen

In vita mia ho visto pochi film di Woody Allen, sia del Woody Allen regista che di quello attore (anche se, occorre dire, le due cose spesso coincidono).

Ebbene, da poco mi sono chiesto perché, dato che trovo il sarcasmo dell’attore americano terribilmente divertente ed efficace.
Allora, molto semplicemente, ho deciso di procurarmeli e di guardarli.

Manhattan è il primo film della serie.

Trattasi di una commedia brillante del 1979, con protagonisti Woody Allen e Diane Keaton, sua attrice feticcio.

Manhattan, come deducibile dal nome ambientato a New York, racconta la storia di Isaac Davis, un uomo di mezza età che sta con una ragazzina, Tracy, ma che scopre di essere attratto da Mary Wilke, che però è l’amante del suo migliore amico, Yale.

Da questo snodo di partenza parte una serie di situazioni divertenti e piacevoli, con l’umorismo alleniano che la fa da padrone.

Tra battute ironiche, citazioni colte e gag di vario tipo, il film scorre via veloce e godibile.

Mi rendo conto che Woody Allen ha un suo stile particolare, unico anzi, e che potrebbe non piacere, ma i suoi film a mio avviso sono spesso irresistibili, o comunque decisamente ben riusciti.
Come questo Manhattan, commedia assai arguta e spassosa sull’amicizia e sulle relazioni uomo-donna.

Film e regista assolutamente consigliati.

Fosco Del Nero



Titolo: Manhattan (Manhattan).
Genere: commedia.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Diane Keaton, Michael Murphy, Mariel Hemingway, Meryl Streep, Anne Byrne, Michael O'Donoghue, Karen Ludwig.
Anno: 1979.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 11 dicembre 2008

Babylon A. D. - Mathieu Kassovitz

Da poco ho recensito Pitch Black, film di fantascienza del 2000 con Vin Diesel, e mi sono avvicinato a questo Babylon A.D., altro film di fantascienza con Vin Diesel, con uno spirito simile.

Mi aspettavo dunque una fantascienza futuristica, dura, e con un personaggio principale altrettanto duro.

Babylon A.D. è ambientato in un prossimo futuro, in cui potere, denaro, interessi politici e religione la fanno da padrone, scontrandosi aspramente tra di loro (e questa non è la parte fantascientifica).

In tale futuro, vi è una ragazza, Aurora, al centro di interessi contrapposti.
La vogliono potenti, scienziati e religiosi, ma all’inizio non si capisce bene perché.

Babylon A.D. si presenta dapprincipio accattivante e interessante, con il personaggio duro che ci si aspettava (Toorop) e uno sfondo socio-politico promettente.
Tuttavia, la storia perde colpi pian piano, scemano a livelli di assoluta mediocrità.

Non le giova, inoltre, il ricordare Il quinto elemento, ottimo film di Luc Besson: in entrambi c’è un futuro tecnologico e pericoloso, un protagonista dai nervi d’acciaio (nell’altro film è Bruce Willis) e una ragazza misteriosa oggetto delle mire di molti (nell’altro film è Milla Jovovich).

Sarà una coincidenza, forse, ma pure il regista di questo film è francese, ed è Mathieu Kassovitz, già regista de L’odio e I fiumi di porpora, ma soprattutto già attore ne Il favoloso mondo di Amelie.
Inoltre, Babylon A. D. più che un film di fantascienza sembra ridursi a una specie di lotta su lara scala tra genitori per l’affidamento di un figlio… e se vedrete il film capirete perché.

Anche se, personalmente, vi consiglio di mirare altrove.
Se volete un film di fantascienza con un personaggio bello duro potete provare con lo stesso Pitch Black, o persino con lo storico Alien (con Sigourney Weaver), da cui il primo film con Riddick ha preso diversi spunti.

Fosco Del Nero



Titolo: Babylon A. D. (Babylon A. D.).
Genere: fantascienza.
Regista: Mathieu Kassovitz.
Attori: Vin Diesel, Melanie Thierry, Charlotte Rampling, Gerard Depardieu, Michelle Yeoh, Mark Strong, Lambert Wilson, Jerome Le Banner.
Anno: 2008.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 7 dicembre 2008

Denti - Gabriele Salvatores

Dopo aver recensito Teeth-Denti, film scandalo americano, è il turno del quasi omonimo Denti, girato da Gabriele Salvatores nel 2000.
Evidentemente è un periodo odontoiatrico…

Inizio col dire che Salvatores mi piace parecchio come regista, e non a caso, da Mediterraneo a Marrakech express, egli è uno dei registi italiani più apprezzati all’estero.
Senza dimenticare l’interessante e originale Nirvana.

Peraltro, anche questo Denti è un film surreale.

Intanto, il titolo è estremamente fedele al contenuto del film: i denti sono il perno centrale della vicenda, che vede protagonista Antonio, giovane uomo dalla dentatura bizzarra e sregolata.
Come sregolata è anche la sua vita, che ha con i suoi denti uno strano parallelismo, sia da quando egli era bambino.

La recitazione è ottima, sia per merito di Sergio Rubini, che della bella Anita Caprioli.

Di Denti convince in modo particolare il rapporto tra Antonio e i suoi parenti morti, la madre (Anouk Grinberg) e lo zio (Fabrizio Bentivoglio).

Divertente il rapporto col secondo, un uomo di mondo assai spigliato e pratico, mentre è proprio bello il rapporto con la prima (in tal senso mi ha ricordato i ricordi d’infanzia di Il mistero di Sleepy Hollow).

Insomma, questo incrocio tra film surreale, commedia e film drammatico ha un suo perché, e a me non è dispiaciuto affatto…

Fosco Del Nero



Titolo: Denti (Denti).
Genere: surreale, drammatico, commedia.
Regista: Gabriele Salvatores.
Attori: Sergio Rubini, Paolo Villaggio, Anita Caprioli, Anouk Grimberg, Fabrizio Bentivoglio, Tom Novembre, Angela Goodwin, Franco Trevisi.
Anno: 2000.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 5 dicembre 2008

Un’adorabile idiota - Edouard Molinaro

Un’adorabile idiota è l’ennesimo esempio di come un ottimo film del passato sia stato del tutto dimenticato, e questo a dispetto della buona qualità nonché dell’importanza della sua attrice protagonista, ossia Brigitte Bardot, al tempo vera icona femminile europea e mondiale.

Non è il primo esempio di tali film passati in Cinema e film, visto che ho già recensito Una fidanzata per papà di Minnelli, La mia droga si chiama Julie di Truffaut e l’italianissimo Il sorpasso di Risi, mentre seguiranno a breve il triste Io la conoscevo bene con Stefania Sandrelli e l’ispirato Come sposare una figlia con Sandra Dee.

Insomma, di bei film del passato ce ne sono molti, e sta tutto nel riscoprirli.
Avevo scorto Un’adorabile idiota in tv, per caso, e subito mi aveva impressionato per la sua freschezza; mi ero dunque ripromesso di vedere in seguito l’intero film, cosa che ho fatto.

Un’adorabile idiota è la storia di Harry Compton (Anthony Perkins), una spia russa che vive in Inghilterra e che trafuga informazioni per la madrepatria.
La missione di cui verrà investito lo porterà a incrociare la strada di Penelope (Brigitte Bardot), una giovane, bellissima e svampita sarta, di cui egli si innamorerà nonostante la sua semplicità.

Da qui, tutta una serie di gag e dialoghi brillanti, per un film commedia veramente gustoso.
Di cui colpiscono alcune cose:
- la bellezza di Brigitte Bardot (che mi ha colpito come mi colpì quella di Catherine Deneuve in La mia droga si chiama Julie: le generazioni seguenti tendono a vedere nelle star di quelle precedenti niente altro che degli attori-attrici anziani, spesso sottovalutando la bellezza che furono in passato e l'impatto che esercitarono sui loro tempi),
- la vivacità del montaggio, nonché alcune scelte di regia, veramente innovative per l’epoca,
- la brillantezza dei dialoghi, che rendono il film veramente piacevole.

Non ho potuto inoltre fare a meno di pensare che la figura della protagonista de La tata, famosa sit-com dei tempi odierni, sia stata cucita proprio sui panni di Penelope: bella, svampita, leggera, a tratti stupida ma a tratti brillante.

In conclusione, Un’adorabile idiota è davvero un buon prodotto: ve lo consiglio vivamente, specie se avete un buon senso dell’umorismo e amate le commedie.

Fosco Del Nero



Titolo: Un’adorabile idiota (Une ravissante idiote).
Genere: commedia, comico.
Regista: Edouard Molinaro.
Attori: Brigitte Bardot, Anthony Perkins, Gregoire Aslan, Denise Provence, Jean-Marc Tennberg, Hans Verner.
Anno: 1963.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 2 dicembre 2008

La vita segreta delle parole - Isabel Coixet

La vita segreta delle parole è un film decisamente drammatico, che dispiega il suo contenuto di tristezza lungo tutto il suo evolversi, prima lasciandolo intuire e poi spiegandolo a parole.

E già, per quanto mi riguarda, non si comincia bene, dato che i film deprimenti non sono affatto il mio genere preferito.

Anzi, per dirla tutta, La vita segreta delle parole è il ritratto della monotonia e della depressione, con la sua protagonista che si mostra come una sociopatica paranoica.
Il lato negativo è dunque la totale mancanza di gioia.

Quello positivo?

Il fatto che la storia sia molto delicata, e a tratti struggente (ma così torniamo al punto negativo).

Altro lato positivo è il rapporto che si instaura tra i due protagonisti: l’infermiera e l’uomo che essa cura (Tim Robbins), sopravvissuto a un incidente e del tutto dipendente dalle cure esterne.

Preferenza per commedia o dramma a parte, alcune cose non convincono:
- il film spesso sembra puntare al drammatico per il drammatico, puntando dunque tutto sulla sofferenza al di là di altri contenuti. Una scelta narrativa troppo facile (metterla sul facile pathos).
- il protagonista prima sembra incapace anche delle cose più elementare, come mangiare o urinare, mentre poco dopo muove le mani, accarezza, abbraccia e non sente più dolore per le ustioni sul suo corpo.

In definitiva, La vita segreta delle parole è una storia delicata e la descrizione del rapporto profondo che si instaura tra un’infermiera dal passato difficile e un uomo sopravvissuto a un incidente non bastano per realizzare una film meritevole di essere guardato (nonostante la buona recitazione di Tim Robbins e Sarah Polley).
Almeno, secondo me, poi fate voi….

Fosco Del Nero



Titolo: La vita segreta delle parole (La vida secreta de las palabras).
Genere: drammatico.
Regista: Isabel Coixet.
Attori: Sarah Polley, Tim Robbins, Javier Camara, Julie Christie, Sverre Anker Ousdal, Eddie Marsan, Steven Mackintosh.
Anno: 2005.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 28 novembre 2008

Il sorpasso - Dino Risi

Il film che recensisco oggi è un classico del cinema italiano, che tuttavia non avevo mai visto, conoscendolo solamente di nome: Il sorpasso di Dino Risi, film girato nel lontano 1962.

Ebbene, si tratta di un film eccellente, per quanto di non facile classificazione.

Sin da subito si nota la spigliatezza della commedia, con un Vittorio Gassman in gran forma.
Altrettanto subito, però, si avverte una forte componente psicologica, ben rappresentata sia dal raffronto tra i due protagonisti Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) sia dal dialogo interno di quest’ultimo, che spesso viene fatto sentire allo spettatore.

A tali due variabili se ne aggiungono altre due, ugualmente forti.
Da un lato l’affresco sociale dedicato all’Italia di allora, in pieno miracolo economico e vista con occhi ironici e a tratti persino sarcastici.
Dall’altro, la vocazione da road movie, diremmo col senno di poi, posto che Il sorpasso dipana la sua storia e i suoi avvenimenti tra strade e automobili.

Quello che emerge è un film brillante e coinvolgente, nonostante di fatto non succeda nulla di rilevante sino al suo finale.

Ad ogni modo, ecco in breve la trama de Il sorpasso: Bruno, quarantenne spigliato ma irresponsabile, conosce per caso Roberto, giovane studente di giurisprudenza.
Tra una cosa e l’altra, il primo trascina il secondo in un viaggio per le strade di Lazio e Toscana, tra ristoranti, parenti, ex mogli e figlie (Lilly, la figlia adolescente di Bruno, interpretata da Catherine Spaak).
Bruno apprezza Roberto perché un bravo ragazzo con la testa sulle spalle (simbolo dell’Italia piccolo borghese che lavora e che non ha grilli per la testa), mentre Roberto ammira Bruno per il suo essere vivace e disinvolto (simbolo dell’Italia faccendiera e arraffona).

Il sorpasso è un film bellissimo a mio avviso, che vi consiglio caldamente se ancora non lo avete visto… solo il finale non mi è piaciuto, anche per le implicazioni psicologico-moralistiche che sembra avere (le cose vanno male se uno ha il coraggio di rischiare, ossia Bruno, o se uno cerca di cambiare se stesso, ossia Roberto? Pare la seconda, visto che a farne le spese è il secondo... ma entrambi i messaggi sono limitanti).

Finale a parte, rimane l'eccellente opera di Dino Risi, bella tanto come opera cinematografica quanto come affresco dell'Italia di quegli anni.

Fosco Del Nero



Titolo: Il sorpasso (Il sorpasso).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Dino Risi.
Attori: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Linda Sini, Luciana Angiolillo, Claudio Gora, Barbara Simon, Lilly Darelli, Franca Poleselo.
Anno: 1962.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 25 novembre 2008

Le nozze di Muriel - P.J. Hogan

Muriel Heslop è una giovane ragazza che vive in una cittadina della costa sudorientale dell’Australia, Porpoise spit.

La sua vita è una tragedia vivente: i familiari la disprezzano (soprattutto il padre Bill, uomo politico), le sue amiche la disprezzano, i ragazzi la disprezzano… e la cosa peggiore è che si disprezza essa stessa.
L’unica sua passione sono gli Abba, che ascolta in continuazione chiusa in camera sua, fantasticando di una futura vita futura, di un matrimonio, etc…
Insomma, Muriel è una 21enne patetica, come i primi trenta secondi del film lasciano abbondantemente capire.

Anzi, la sensazione di fastidio è immediata e forte, dato che non apprezzo particolarmente i personaggi fantozziani, e ancor meno coloro che si approfittano di loro… e Muriel pare una calamita per questo tipo di persone.

Durante una vacanza, però, Muriel incontra una vecchia compagna di scuola, Rhonda, ragazza vivace e impertinente, che le cambierà letteralmente la vita, con le due che si trasferiscono a Sydney.

Ecco il commento: Le nozze di Muriel è un film che vale veramente poco.

Non è un comico e non fa ridere, non è sufficientemente profondo da essere un buon film drammatico, non propone attori di classe (tra tutti, si salva il solo personaggio di Rhonda), non ha la stoffa del film sociologico, non ha spunti innovativi dal punto di vista della fotografia o del montaggio…

Insomma, Le nozze di Muriel naviga nella più completa mediocrità, e per di più pure il suo personaggio principale non conquista simpatie, e anzi dà l’idea di meritarsi ciò che gli capita, un po’ per la sua dabbenaggine e un po’ per il suo atteggiamento falso e manipolatorio.

In definitiva, a meno che non siate reduci da un olocausto nucleare dopo il quale si è salvato solo questo film, vedetevi qualcos’altro.

Fosco Del Nero



Titolo: Le nozze di Muriel (Muriel's wedding).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: P. J. Hogan.
Attori: Toni Collette, Rachel Griffits, Jeanie Drynan, Bill Hunter, Matt Day, Gennie Nevinson Pippa Grandison, Rosalind Hammond, Chris Haywood, Belinda Jarrett.
Anno: 1995.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

sabato 22 novembre 2008

30 giorni di buio - David Slade

30 giorni di buio, film girato nel 2007 da David Slade, è un discreto horror, che presenta alcuni elementi di buon livello, ma che è viceversa limitato da altri.

Le prime considerazioni sono negative:
- il film fa fin da subito e spesso ricorso ai classici “rumori da horror”, utili a far sobbalzare lo spettatore sulla poltrona non per la tensione del momento, ma per il semplice volume troppo alto. Questi sono un sintomo di film di bassa qualità, che tenta di sostituire la paura vera e propria con tale basso succedaneo,
- i mostri compaiono subito, appena diciotto minuti dopo l’inizio del film… troppo presto in un film di circa due ore.

Altro punto negativo: tali mostri sono degli zombie-vampiri: o meglio, hanno l’aspetto di zombie, ma in realtà sono dei vampiri.
Ora, entrambi i temi, zombie e vampiri, sono stati abbondantemente trattati dalla letteratura e dalla cinematografia: il risultato, inevitabile, è che se un nuovo libro o film non propone delle innovazioni veramente significative, è destinato a rimanere nell’oblio della mediocrità.

30 giorni di buio non è tuttavia un film proprio pessimo, dato che propone anche qualcosa di buono.

La fotografia per esempio è ottima, unita a un’ambientazione veramente originale (l’Alaska del nord, e precisamente un paesello di poche anime nel quale durante l’inverno si hanno trenta giorni ininterrotti di buio, da cui il titolo).

La storia inoltre è abbastanza coinvolgente, in pieno stile buoni contro cattivi, bene contro male.,
Anche il finale è discretamente coraggioso e innovativo, per quanto lasci qualche dubbio sulla coerenza interna della trama.

E, a proposito di dubbi sulla coerenza interna della storia, in 30 giorni di buio vi sono altri punti "bizzarri": per esempio, i vampiri, in quanto tali, hanno paura della luce, e difatti boicottano il paese non in prima persona (quando ancora i 30 giorni di buio non sono arrivati), ma tramite l’aiuto di un uomo squilibrato.
Infatti, quando vengono illuminati da una potente luce al neon, si ustionano all’istante…

… eppure danno fuoco all’intero villaggio, generando un incendio di enormi proporzioni, rimanendo a breve distanza e senza accusare alcun male!

Quindi la luce artificiale fa loro male, ma quella reale del fuoco no?
Dei vampiri molto moderni, non c’è che dire.

Insomma, 30 giorni di buio è un film decente, con qualche buon elemento, ma anche dei notevoli difetti: guardatelo solo se siete degli appassionati sfegatati del genere horror, delle tematiche vampiresche o di questo o quell'attore (ad esempio Josh Hartnett, molto apprezzato dalle signorine).

Fosco Del Nero



Titolo: 30 giorni di buio (30 days of night).
Genere: horror.
Regista: David Slade.
Attori: Josh Hartnett, Melissa George, Ben Foster, Danny Huston, Mark Rendall, Mark Boone Jr., Amber Sainsbury, Megan Franich, Manu Bennett, Joel Tobeck.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 19 novembre 2008

Tutta la vita davanti - Paolo Virzì

Sono un grande estimatore di Paolo Virzì da quando vidi, ormai tanti anni fa, il suo bellissimo Ovosodo, secondo me uno dei migliori film italiani di sempre.

Da allora, in omaggio alla mia filosofia “cerca le opere dei migliori” mi sono visto diversi suoi film, tra cui il recente N - Io e Napoleone, che ho recensito da poco.

Con questo spirito ho guardato anche Tutta la vita davanti, film con cui Virzì esplora il mondo del precariato lavorativo, dei call center e delle vendite telefoniche.
Un tema un poco spinoso…

E forse proprio l’argomento sensibile ha deviato la naturale brillantezza del regista, contaminandola nello sforzo di rendere il film non offensivo per questa o per quella categoria.

Intendiamoci, la mano di Virzì si vede, e Tutta la vita davanti è a tratti divertente e gustoso, mentre in altri tratti fa riflettere secondo lo stile agro-dolce del regista, però… però...

Ecco la storia: Marta (Isabella Ragonese) è una brillante laureata in filosofia, la quale non trova un lavoro che uno nel suo ramo di studi.
Presa dallo sconforto, prima si offre come baby sitter, e poi comincia a lavorare presso il call center in cui lavora anche Sonia (Micaela Ramazzotti), la mamma della bambina.
L’ambiente del call center è un miscuglio tra delirio di onnipotenza e relazioni umane ipocrite e invidiose: in esso la fanno da padroni Claudio (Massimo Ghini) e Daniela (Sabrina Ferilli).

Il call center è suddiviso in management, telefoniste (tutte ragazze) e venditori (tutti ragazzi).
Tra questi Lucio 2 (Elio Germano, ottimo protagonista di N - Io e Napoleone), tipico venditore affettato e orientato all’obiettivo.
Nel call center Marta si troverà inaspettatamente bene, tanto da risultare una delle migliori telefoniste (in un trionfo di premi, nomination, licenziamenti pubblici che ricorda molto il Grande Fratello, non a caso citato nel film), nonché da finire sul taccuino di Daniela e Claudio, due personaggi apparentemente molto forti ma che non tarderanno a manifestare i loro punti deboli.

E forse è proprio questo il punto debole di Tutta la vita davanti: si basa tutto su luoghi comuni, che, per carità, troveranno anche una qualche corrispondenza nella realtà delle cose (una corrispondenza ben triste), ma che sono descritti come dei cliché assolutamente smaccati.

Ecco che la laurea in filosofia non serve e si finisce nel call center, ecco che le telefoniste del call center sono subdole e menzognere, ecco che i venditori sono disposti a tutto per denaro e successo, ecco che il manager d’azienda è un uomo di successo ma con molti scheletri nell’armadio, idem per la capo-telefonista, la quale addirittura vanta una vera doppia personalità, ecco che il sindacalista (Valerio Mastandrea) sembra tanto un bravo ragazzo ma pure lui si fa i suoi porci comodi, ecco che la bella ragazza che ha difficoltà con i soldi pensa di prostituirsi, etc…

Insomma, la storia c’è, gli attori pure, gli spunti anche… ma il modo in cui tutto è stato affrontato a mio avviso diminuisce il valore del film fino a una semplice sufficienza. Non c'è tanto un affresco sociale, quanto una storia fatta di personaggetti e macchiette.

Fosco Del Nero



Titolo: Tutta la vita davanti (Tutta la vita davanti).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Paolo Virzì.
Attori: Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Massimo Ghini, Micaela Ramazzotti, Claudio Fragasso, Elena Arvigo.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 16 novembre 2008

Il pasto nudo - David Cronenberg

Il pasto nudo è un film più contorto e ambiguo di quanto non lo sia Existenz (entrambi ovviamente diretti dal regista David Cronenberg) e, per chi non lo sapesse, già Existenz lo è parecchio…

Ma, d’altronde, Cronenberg ha fatto della bizzarria e dell’ambiguità i suoi marchi di fabbrica, elementi accompagnati da una certa visionarietà di fondo, che attribuisce ai suoi film un sapore decisamente onirico e surreale.

Sapore che in Il pasto nudo è ancor più speziato dai numerosi spunti introdotti dal regista, spunti spesso delicati e controversi.
Come la sessualità, cui Cronenberg accenna spesso, per quanto in forma metaforica, e in particolare l’omosessualità, che in questo film è affrontata, seppur in modo originale e ambiguo come il resto della pellicola.

Ma nell’elenco delle “materie” trattate da Il pasto nudo vanno aggiunti anche la politica, la droga, la violenza, gli interessi economici, la scrittura, gli insetti (già, proprio gli insetti, che peraltro si mischieranno alla scrittura in modo assai innovativo), i tradimenti e i doppi giochi.

Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta, tanto che spesso si ha la sensazione di perdere le fila del discorso, soprattutto a causa di una prima parte del film un po’ criptica e ostica… in cui si vede il protagonista Bill Lee (Peter Weller), uno scrittore tossicomane che si guadagna da vivere come disinfestatore di scarafaggi, scappare da New York dopo aver ucciso per sbaglio sua moglie e andare a vivere nell’Interzona, un non meglio precisato luogo del Nord Africa, in cui egli farà da agente segreto per una misteriosa associazione che annovera tra le proprie fila esseri alieni e macchine da scrivere che la notte si trasformano in scarafaggi giganti… e non vi ho detto che una piccola parte del film, il quale peraltro finisce nel paese di Annexia, parola che nel suono ricorda molto il termine "amnesia" (o quantomeno la pronuncia inglese del termine latino).

Questo è lo stile cinematografico e narrativo di David Cronenberg: prendere o lasciare.
Per me, Il pasto nudo è un buon film, anche se inferiore al capolavoro Existenz.

Preciso peraltro che il film prende spunto dal romanzo Pasto nudo di William S. Burroughs, scritto non a caso a Tangeri, nel Marocco; gli episodi dell'uccisione involontaria della moglie e del libro scritto sotto l'effetto di droghe son eventi reali della vita dello scrittore, soccorso dagli amici e colleghi Allen Ginsberg e Jack Kerouac.
In effetti tutto il film è una sorta di ricostruzione personale degli eventi vissuti a volte in modo lucido ma più spesso sotto l'effetto di stupefacenti, in una sorta di cronistoria semi-fittizia.

In chiusura, segnalo alcune citazioni tratte dal film, che ne evidenziano anche una certa componente introspettivo-esistenziale (a cominciare dal solito dilemma tra veglia e sonno presente nelle opere di Cronenberg).

"Niente è reale, tutto è permesso."

"Non ci sono incidenti."

"Saprai che cosa fare quando verrà il momento."

"Devi avere fede."

"Svegliati."

Fosco Del Nero



Titolo: Il pasto nudo (Naked lunch).
Genere: surreale, fantastico, drammatico.
Regista: David Cronenberg.
Attori: Peter Weller, Judy Davis, Ian Holm, Monique Mercure, Julian Sands, Roy Scheider, Michael Zelniker, Joseph Scoren, Robert A. Silverman.
Anno: 1991.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 11 novembre 2008

Teeth - Denti - Mitchell Lichtenstein

Teeth - Denti, film scandalo girato nel 2007 dal regista Mitchell Lichtenstein, è un film ben strano.

A partire dal genere, miscuglio di commedia, sentimentale, comico, drammatico e persino splatter (ci sono diverse scene davvero poco piacevoli alla vista).

Per chi ancora non ne avesse sentito parlare o avesse visto l’assai esplicativo trailer, Teeth - Denti prende le mosse da un antico mito, quella della “vagina dentata”, strumento di autodifesa femminile contro il cattivo genere maschile…

Solo un mito?

Non in questo film, in cui la protagonista, Dawn (Jess Weixler), guarda caso è dotata proprio di tale prezioso strumento, come peraltro anticipano trailer, titolo e scena introduttiva, in cui il primo della lista a farne le spese è il bambino fratellastro, che, mettendo le mani dove non deve, ne ricava un dito mezzo mozzato.
La scena poi riprende con Dawn adolescente e promotrice del comitato scolastico per la castità. Fatto per cui è oggetto continuo di prese in giro e avance (si, perché Dawn è piuttosto carina, in fin dei conti).

Da subito in Teeth - Denti emerge una critica assai poco velata per la middle class americana, puritana e di facciata.
Lo stesso voto di verginità di Dawn viene presto mandato in soffitta, mentre la ragazza, invaghitasi del compagno di scuola Tobey, si apparta con lui in una specie di "laguna blu"… dove verranno resi manifesti sia le intenzioni di lui che i "superpoteri" di lei.
Superpoteri che Dawn userà per diventare una sorta di giustiziere della vigliaccheria maschile.

Il film, come detto, sta a metà tra surreale, splatter e drammatico.

Il primo punto è relativo alla stessa natura del film, con la trama che peraltro è affrontata in modo decisamente leggero, cosa che le conferisce un tono da commedia a dispetto degli eventi al contrario piuttosto seri e intensi.

Il secondo è relativo alle numerose scene di sangue, per le quali se ne sconsiglia la visione al pubblico più sensibile… soprattutto a quello maschile.

Il terzo al messaggio che, tra una battuta e un’amputazione, fa da sfondo alla storia: gli uomini sono cattivi e i valori morali non esistono (o sono andati in soffitta pure loro…).

Insomma, Teeth - Denti è un film originale e curioso, ma non va oltre questo.

Fosco Del Nero



Titolo: Teeth - Denti (Teeth).
Genere: commedia, drammatico, grottesco.
Regista: Mitchell Lichtenstein.
Attori: Jess Weixler, John Heinsley, Josh Pais, Hale Appleman, Lenny von Dolen.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 7 novembre 2008

Harry Potter e l’Ordine della Fenice - David Yates

Credo di essere incapace di dare un voto negativo a qualunque prodotto il cui nome inizi con "Harry Potter".

Ok, la Rowling è stata accusata di plagio (rispetto al capolavoro di Orson Scott Card, Il gioco di Ender); ok, spesso i film non reggono il confronto con i libri che li hanno ispirati; ok, questo stesso film in alcuni tratti è semplicisticamente riduttivo… ma nei libri e nei film di Harry Potter si respira un’aria magica, e non a caso la saga ha avuto un successo planetario senza precedenti.

Ad ogni modo, andiamo con ordine: Harry Potter e l’Ordine della Fenice è il quinto capitolo della serie, e questo film è stato diretto da David Yates (a cui la Warner Bros ha affidato anche la regia del sesto episodio, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, che dovrebbe uscire il prossimo mese).

Così come accaduto per i romanzi, anche i film di Harry Potter sono maturati insieme ai loro spettatori, facendosi man mano più adulti e più forti nei contenuti.
La stessa scena iniziale, con Harry che prima battibecca col cugino Dudley e poi lo salva dall’attacco di due dissennatori, evidenzia il diverso tenore dai primi film.
E questo non solo nelle atmosfere della storia, ma anche nello stile grafico, fattosi più ruvido e cupo.

La trama di Harry Potter e l’Ordine della Fenice è appassionante, con Harry prima al centro di un processo diretto dal ministro della magia Cornelius Caramell, desideroso di screditare sia Harry sia Albus Silente e poi alle prese con l’ottusità del ministero stesso e in particolare di Dolores Umbridge, letteralmente uno dei personaggi più odiosi della storia del letteratura e del cinema.

Segue, e ormai è un cliché, l’ennesimo incontro con Voldemort, per la prima volta visto duellare con Silente... e soprattutto visto non dal solo Harry ma da un ampio numero di persone.

Se il giudizio su Harry Potter e l’Ordine della Fenice è globalmente buono, e anzi in esso vi sono momenti di tensione e di spettacolarizzazione assenti negli episodi precedenti, non mancano anche stavolta le numerose omissioni rispetto al testo originario, forse inevitabili a causa della ricchezza di spunti del romanzo.
Anche se, a dirla tutta, le differenza sono forse troppe, e io credo che le storie vadano mantenute il più possibile simili alle originali.

Se il film guadagna azione e dinamismo rispetto ai suoi predecessori, perde invece in colori ed umorismo,  in questa storia praticamente assente. E' inoltre stato dedicato davvero poco spazio alle relazioni interpersonali, sentimentali in primis, per cui il regista non sembra essere affatto portato.

Sono scelte, e certamente è stato scelto Yates per dare un taglio più maturo e serio, se non proprio drammatico-horrorifico, all'ultima parte della saga.
Nel complesso, comunque, Harry Potter e l’Ordine della Fenice è un buon film; a mio avviso di qualità inferiore a quella dei tre che lo hanno preceduto, ma comunque ancora di buon livello.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 25/08/20: questo addendum sarà ancora più lungo rispetto agli altri che lo hanno preceduto, dal momento che il film porta numerosi spunti ed elementi affini con il periodo storico che stiamo vivendo in questo momento.

Il film inizia subito con due dissennatori: ritorna dunque l'elemento del dissennatori-volador che attaccano l'essere umano per nutrirsene; è il medesimo mito dei vampiri, ma su base eterico-spirituale piuttosto che fisico-materiale.

La seconda cosa interessante da notare è lo zio di Harry, il babbano per eccellenza, ossia colui che non capisce niente per eccellenza, l'emblema dell'essere umano contemporaneo ottuso e meschino... e lo è anche nel corpo, giacché evidentemente è qualcuno che non ha avuto rispetto per il proprio corpo, che non conosce le leggi della natura e della vita e che riflette tale sua ignoranza all'esterno: nessuna conoscenza, nessuna disciplina, nessuna padronanza, nessun rispetto.
Il casting di Harry Potter è stato eccellente fin dai primi episodi.

Terza cosa da notare: iniziano a vedersi i primi prodromi di un regime. Falsità sui giornali, disinformazione, processi a innocenti.
Tale elemento aumenterà di tono man mano: politica, informazione giornalistica, lobby varie... tutte tese ad affermare ai quattro venti, a reti unificate, le loro menzogne, utili a portare avanti una certa agenda.
Viceversa, chi afferma qualcosa di opposto, ossia chi afferma il vero, viene screditato in automatico e a più riprese. Vi ricorda niente?

Altro elemento interessante del film: la storia si ripete. In passato c'è stata una guerra civile, col rischio di una dittatura feroce... e di nuovo si presentano i medesimi fatti, segno che la lezione non è stata appresa.
Anche questo elemento è molto attuale, in relazione ai tempi che corrono.

Proseguiamo con la figura irritante, prepotente, menzognera, vigliacca, psichicamente e fisicamente violenta, di Dolores Umbridge, la quale ricorda moltissimo i politici, i giornalisti e i personaggi pubblici contemporanei, nella loro supponente e arrogante falsità.
Harry dice, a qualcuno che gli sta dando del bugiardo: "Ti conviene leggere Il profeta, come la tua stupida mamma: ti dirà quello che devi sapere".
All'interno del film, Harry si sta evidentemente riferendo alle falsità giornalistiche.
All'esterno del film, va notato che il giornale in verità si chiama La gazzetta del profeta, mentre Il profeta è il famoso libro spirituale di Kahlil Gibran. Ho controllato e anche nella versione inglese del film non viene nominato il nome intero del giornale, ma solo la versione abbreviata, che coincide col noto testo spirituale. Magari questa è una coincidenza, ma una coincidenza interessante.
La questione delle falsità della stampa di regime rimane invece inalterata.

Il personaggio di Dolores Umbridge, inoltre, rappresenta perfettamente, oltre che l'arrogante disinformazione pubblica attuale, anche quella specie di finto buonismo imperante nei tempi contemporanei: si veste di rosa, ha decine di immagini di gattini nel suo ufficio, parla con un tono apparentemente dolce, fa finta di essere premurosa... però si vede bene che è tutto finto e che sta mentendo...
... esattamente come i personaggi pubblici attuali che essa rappresenta (ripeto: politici, giornalisti, personaggi pubblici, presunti virologi, etc).
Dice Luna, un personaggio non a caso legato, nel film, alla verità, alla dolcezza ("Lovegood") e all'informazione libera (il padre gestisce l'unico giornale non di regime): "Se io fossi Tusaichi, vorrei che ti sentissi tagliato fuori da tutti gli altri, perché se tu sei da solo, non sei una grande minaccia".
Questo è esattamente il paradigma informativo, anzi disinformativo, della stampa e della televisione attuali. Chi non se ne rende conto non ci vede.

A un certo punto, Dolores Umbridge viene nominata "Inquisitore Supremo", ossia colui che decide cosa è vero, cosa è falso, chi può andare in giro, chi no, chi può parlare, chi deve essere premiato o punito, chi organizza le ronde per individuare i dissidenti, etc.
E' la fase ulteriore del regime, quella a cui non siamo ancora arrivati ma che è in programma (sperando che non ci si arrivi, ovviamente, ma il programma è questo): libertà ancora più limitate, diritto di parola negato, arresti e punizioni, e via discorrendo.
Non a caso, nel film seguono menzogne giornalistiche sempre più spudorate, che letteralmente distorcono la realtà, al fine di orientare l'opinione pubblica e permettere al regime di continuare ad avanzare. Idem come sopra.

La censura non si abbatte solo su coloro che sono destinatari dell'informazione e dell'istruzione, ma agisce anche e soprattutto sui professionisti intermediari: nel film sono gli insegnanti, nella nostra realtà sono gli insegnanti, i dottori, i giornalisti, le forze dell'ordine, etc.
Nel film, qualche insegnante è mandato via, qualcuno è maltrattato, e comunque tutti vengono "messi in riga".
Idem come sopra: ci siamo in mezzo.

Quelli che si allineano facilmente al regime crescente chi sono?
Sono i repressi e i violenti: sono i controllori-delatori in stile Gazza, sono le persone malevoli come Draco e i suoi amici.
I due personaggi più libertari di tutti, i gemelli Winsley, viceversa, si ribellano e sbeffeggiano il sistema... uscendone in qualche modo.
Peraltro, e la cosa è curiosa, anche nel film la dittatura va avanti a colpi di decreti ministeriali e amministrativi, ma mai con le leggi... ma questo è possibile solo se l'opposizione è compiacente e fa essa stessa parte dell'agenda.

Altro elemento, questo di maggior interesse dal punto di vista esistenziale: stanti le menzogne pubbliche e lo svuotamento didattico (anche questo tema dolente dell'ultimo periodo), i ragazzi hanno l'idea di studiare da soli, ed Harry viene promosso insegnante: così, colui che era un allievo diviene egli stesso insegnante, perché evidentemente ha maturato quelle conoscenze-competenze-qualità che lo rendono idoneo per la "salita di livello".
Colui che prima beneficiava dell'istruzione diventa così istruttore egli stesso: prima riceveva, e ora dà... ma nel dare ovviamente riceve. E' il passaggio di ogni individuo a un certo punto del percorso evolutivo.

Proseguiamo: con uno dei suddetti decreti amministrativi si vietano le riunioni tra studenti e tutti i gruppi studenteschi. Di più: si vieta ai ragazzi di stare troppo vicini.
Col senno di poi, questo è quasi incredibile: nel quinto film di Harry Potter si parlava di "assembramenti" e di "distanziamento sociale". I raggruppamenti vengono vietati affinché le persone non siano pericolose.
La Umbridge in classe dice: "Non ci sarà bisogno di parlare".
Hermione ironicamente aggiunge, sottovoce: "Nemmeno di pensare".

Subito dopo tutti gli studenti vengono sottoposti a un interrogatorio per "sospette attività illecite": passiamo così dalla repressione della dissidenza alla punizione del sospetto. A tal scopo vengono costituite delle squadre di vigilantes-delatori.
Anche questa è una cosa tipica delle dittature, e infatti se n'è già visto qualche prodromo.

Nella conclusione del film, c'è un evento spirituale vero e proprio: la possessione di Harry da parte di Voldemort. Ricordo a tutti che L'esorcista non è un film di genere fantastico, e che se l'animo è debole, esso si presta a invasioni di ogni tipo.
Il male non si accontenta di uccidere, ma vuole possedere le anime delle creature deboli.
Infatti, in quel frangente Voldermort dice a Harry: "Così debole, così vulnerabile".
Harry gli risponde, giustamente: "Tu sei il debole: non conoscerai mai l'amore o l'amicizia, e mi dispiace per te". Questa è la posizione dello spirito animicamente evoluto e compassionevole: non odia nemmeno i demoni... ma non li fa entrare in casa propria e lotta contro le tenebre.

Il film si conclude come confido che si concluderà anche la storia reale: la verità viene fuori, chi ha usato violenza viene messo sotto investigazione, i ruoli vengono ristabiliti.
Come diceva Buddha: "Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità".

Chiudo con alcune citazioni tratte dal film.

"La paura fa fare alla gente cose terribili."

"Caramel sta ostacolando la verità a ogni passo."

"Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire."

"Arriva una tempesta: faremo meglio a essere pronti quando arriverà."

"Più tieni alle cose, più hai da perdere."

"Le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, anche se non sempre come noi ci aspettiamo."



Titolo: Harry Potter e l’Ordine della Fenice (Harry Potter and the Order of Phoenix).
Genere: fantasy, fantastico, drammatico.
Regista: David Yates.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Gary Oldman, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Ralph Fiennes, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Brendan Gleeson.
Anno: 2007.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 2 novembre 2008

Elephant - Gus Van Sant

Elephant è uno di quei film che non capisco.

O meglio, ciò che non capisco è il motivo per cui nel 2003 il film ha vinto sia il Festival di Cannes come miglior film, sia il premio come miglior regia.

Beh, a dire il vero la regia è davvero molto bella, e colpisce per la sua nitidezza: Gus Van Sant riprende i suoi protagonisti dalla media distanza, spesso da dietro e spesso con sfondi naturali o comunque verdeggianti.
In tal senso, la regia e fotografia sono veramente impeccabili.

Ciò che è un non senso, per me, è il premiare un film che per buona parte (un’oretta) è noioso e lento, con praticamente zero avvenimenti rilevanti, mentre per nel finale è un insensato massacro, con due ragazzini liceali che ammazzano chiunque trovino nella loro scuola.

Divertente?
No di sicuro.

Educativo?
Probabilmente nemmeno.

E poco importa il fatto che il film di Gus Van Sant si ispiri a un fatto vero, il massacro della Columbine High School (aprile 1999, 13 morti), e anzi la cosa costituisce un’aggravante, visto che il regista ha avuto la presunzione di conoscere le motivazioni dei due assassini, dipingendoli come due omosessuali frustrati dall’ambiente scolastico.
Non citando peraltro il fatto che i due veri autori del massacro aderivano al neonazismo.

Insomma, a mio avviso Elephant è una storia pretenziosa, che ha sfruttato la “popolarità” di un così tragico evento per disegnarci su un film, peraltro lento e noioso, da cui la valutazione scarsa.

Fosco Del Nero



Titolo: Elephant (Elephant).
Genere: drammatico.
Regista: Gus Van Sant.
Attori: Timothy Bottoms, Eric Deulen, Matt Malloy, Alex Frost, Elias McConnell.
Anno: 2003.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 30 ottobre 2008

Io sono leggenda - Francis Lawrence

Ho visto l’altro giorno questo film di Francis Lawrence: Io sono leggenda, con protagonista principale Will Smith (Man in black 1, Man in black 2, etc), un attore che seguo con grande simpatia sin dai tempi del mitico Willy, il principe di Bel Air.

Cominciamo col dire che Io sono leggenda è tratto dal romanzo omonimo scritto da Richard Matheson nel 1954, e al quale si sono già ispirati altri due film (L'ultimo uomo della Terra e 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra).

Anche se, allo spettatore più moderno, l’unica somiglianza che salterà agli occhi è quella con il recente film horror 28 giorni dopo, del regista Danny Boyle (Trainspotting, The beach): in entrambi si vede un protagonista alle prese con un mondo svuotato dagli esseri umani a causa di un virus che ha infettato quasi ogni uomo, trasformandolo in una bestia mostruosa.

In entrambi i film, inoltre, il protagonista alla fine trova alcuni altri sopravvissuti al massacro, con le situazioni drammatiche e orrorifiche che si sprecano.

E’ da dire, tuttavia, che è il romanzo di Matheson ad essere precedente, per cui eventualmente il plagio o semitale sarebbe di 28 giorni dopo.

Cominciamo col sottolineare che la scenografia è ottima, con una New York deserta e decadente in modo assai verosimile.
Anche le recitazioni sono buone, come peraltro auspicabile da un film ad alto budget come questo.

Sostanzialmente, Io sono leggenda è un mix tra horror, drammatico e fantastico, con la seconda componente che, paradossalmente, è predominante: in particolare, colpisce la solitudine di Robert Neville, l’ultimo uomo rimasto sulla faccia della Terra (almeno, nel romanzo, mentre nel film come detto vi è qualche altro sopravvissuto).
L’unico suo amico è la cagna Samantha, e anche a lei a un certo punto dovrà dire addio…

Da sottolineare che il Io sono leggenda presenta molte discrepanze rispetto al libro, dalla morte della famiglia di Neville (la moglie e la figlia) al fatto che i vampiri del libro, esseri intelligenti e con una propria struttura sociale, sono diventati degli zombie nel film, puri e semplici animali.

Anche se, dopo l’uscita del film, è circolata una versione diversa del finale che sarebbe stata più corrispondente al libro, nel quale il protagonista muore condannato a morte dai vampiri, a causa del fatto che aveva ucciso molti di loro.
Nel libro, dunque, i vampiri sostituiscono il genere umano come razza dominante sulla Terra.
Nel film, invece…

Sta a voi scoprilo.
Di mio dico che Io sono leggenda è onestamente un buon film, che però credo non rivedrò per il semplice fatto che è troppo triste per i miei gusti (la scena di Samantha per esempio è straziante).

Fosco Del Nero



Titolo: Io sono leggenda (I am legend).
Genere: horror, fantastico, drammatico.
Regista: Francis Lawrence.
Attori: Will Smith, Alice Braga, Charlie Tahan, Dash Mihok, Willow Smith, Salli Richardson.
Anno: 2007.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 28 ottobre 2008

Jeff Dunham - Bubba J



Era solo questione di tempo prima che postassi un nuovo video comico del divertentissimo Jeffh Dunham, ventriloquo statunitense molto famoso in America e tra il pubblico di You Tube.
Perché?
Perché i suoi pupazzi sono irresistibili, da Achmed (il mio preferito), a Walter, da Peanut a Melvin.

E allora, buon divertimento con Bubba J!

Fosco Del Nero

Il mondo dall'altra parte